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Emblema della collegiata

 

 

 

 

 

La insigne Collegiata e la fabbrica

E' più che pertinente la domanda: che c'entra la Collegiata con la fabbrica?
La Insigne Collegiata con a capo l'Arciprete, primo scalino della dirigenza ecclesiale, è un organo che, oltre ad essere responsabile della cura delle anime da parte dell'Arciprete, è tenuto all'espletamento del culto e manutenzione della fabbrica nella quale esso si svolge (come lo è tuttora).
Dunque l'una (la fabbrica) dev'essere necessariamente preesistente all'altra (la Collegiata).
Se sul momento in cui sorge la cappella originaria non siamo in grado di dire molto, qualcosa di più preciso possiamo dire riguardo alla Istituzione della Collegiata.
Mons. Michele Garruba, nel suo importante studio dal titolo Serie critiche de' Pastori Baresi, Bari, Tipografia Fratelli Cannone, 1844, a p. 182 riporta un Decreto dell'Arcivescovo Rainaldo IXLIII (XXXIX), già Vescovo di Gaeta, da Papa Alessandro III trasferito alla sede arcivescovile di Bari ormai vacante da un anno e mezzo. Nel decreto, datato marzo 1172, al Cap. IX intitolato

DE ACCESSU CAPITOLORUM
DIOCESIS AD EXIB(ENDAM) OBEDIEN(TIAM)
ECCLESIAE METROPOLITANAE

l'Arcivescovo, constatato che durante l'Episcopato del suo predecessore Giovanni, i Capitoli e i Cleri della diocesi avevano introdotto diversi a-busi, che avevano annullato la dipendenza dovuta alla Cattedra Arcivescovile; volendo ovviare a tanto disordine, prescrive che tutti i Capitoli e i Cleri Diocesani negli otto giorni successivi alla festa dell'Assunzione della B.V.M., si devono recare processionalmente nella Cattedrale, dedicata sotto tale titolo, ed in essa cantare l'Ora di Terza e celebrare la Messa Conventuale. In particolare, ‘ stabilito che il Capitolo di Noja insieme a quello di Mola devono adempiere a quanto disposto il giorno 17 agosto di ogni anno.

Considerando che l'esistenza della Terra di Noja è attestata per la prima volta in un atto notarile redatto dal Suddiacono e Notaio Gerolimo nel mese di giugno dell'anno 952 (vendita da parte un certo Cinnamo, nativo ignorato, di tutti i suoi beni terrieri ereditati siti in Noa, a favore di Grusafo figlio del Chierico Leocaro nativo di Bari), possiamo concludere che la nascita della Collegiata deve essere collocata tra queste due date, in un periodo per ovvie ragioni più vicino alla seconda (1172) che alla prima (952). L'atto viene riportato nel C.D.B. Vol. I pergamena n. 60 in scrittura longobarda, p. 45 del testo Noicàttaro e Kòtor, 1997.
La nostra ipotesi è che sia stata la Collegiata Insigne a far erigere al posto della originaria cappella (vedi infra) una modesta fabbrica, successivamente ingrandita (epoca svevo-normanna) in un piccolo tempio in stile tardo-romanico tuttora leggibile nella navata centrale, in quelle laterali e negli stilemi architettonici interni ed esterni di entrambe le facciate.
Su quali argomenti fondo la mia ipotesi?
Gli atti rogati dai notai Francesco Cappello (I), Cardone, e Be(o)naduce, ecc. (1300), relativi alle disposizioni testamentarie di fondazione dei numerosi Benefici Padronali Laicali, Lasciti, Legati e Donazioni a favore della fabbrica, di canonici, di preti e di chierici [1] .

Dalle delibere capitolari del 1300 (conservate nell'Archivio Storico della fabbrica) risulta che le messe da celebrarsi giornalmente in essa (a causa delle richiamate disposizioni testamentarie), erano 40 (mundo durante, oppure in perpetuo), e che per ottemperare a ciò necessitava avere un numero di celebranti molto alto, tanto che per adempirvi venivano incaricati preti esterni, come il Canonico Giuseppe Carlo Saraceno, Sagrista nella Cattedrale di Gravina in Puglia, divenuto nel 1704 Arciprete nella nostra fabbrica.
I censi rivenienti dalle fondazioni dei Benefici ecc., insieme alla massa capitolare (beni immobili e mobili dei canonici: oltre la metà del territorio agricolo ed edilizio residenziale erano loro beni patrimoniali), danno alla Collegiata una rendita molto cospicua, tanto che la parrocchia nojana (al tempo unica) risultava di fatto la più ricca dell'Arcidiocesi di Bari.
Infatti nel Decimarum del Vendola, che riporta l'elenco delle varie comunità ecclesiali della Arcidiocesi di Bari, organizzate in Capitoli Collegiali, tenute a versare alla Curia il decimo delle proprie rendite, relative all'anno 1310, riporta a pag. 426 foglio n. 42: «NOJA - LAURENTII et NICOLAO».
Non è affatto impensabile che il Lorenzo nominato sia stato uno degli Arcipreti molto importante della Collegiata: ciò spiegherebbe la presenza nella fabbrica della sua sepoltura nel presbiterio (vedi infra), nonché di un affresco e della correlativa statua (relazione Saraceno, p. 39).
La Collegiata e la fabbrica vivono dunque una simbiosi estremamente inscindibile: tutte le attività di competenza della prima si svolgono nella fabbrica e per la fabbrica.

 

Note

1 Nel Medioevo lo statuto (non scritto) dei casati nobiliari e no, sancisce che solo il primogenito maschio è destinato ad essere il futuro Filarco del casato. Tutti gli altri componenti, invece (maschi e femmine), hanno quasi come unica scelta di darsi alla vita religiosa: monaci, preti, canonici e chierici, i quali divengono i beneficiari di rendite dirette o extra ceppo ereditario. Riteniamo che questo stato di cose abbia favorito la costituzione delle Collegiate.

 

 

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