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Campanone con l'immagine della Madonna della Pace fatta rifondere dall'arciprete don Giuseppe servidio nel 1945

 

Istituzione della "campana della ricordanza"

Questo paragrafo (per fortuna) non è un'ulteriore amara vicissitudine, ma un'iniziativa affettiva nei confronti dei tanti nojani morti durante il primo conflitto mondiale (1915-18), attivata dal Consigliere Comunale Raffaele Didonna, che con nota dell'8 novembre 1925 diretta al Sindaco propone che una volta
rifuso il campanone, come richiesto dall'Arciprete don Giacomo Lioce alla Direzione dei Benefici Vacanti, venga iscritta all'ordine del giorno di una delle prossime riunioni consiliari la istituzione del suono di esso (con modalità da stabilire) ad eterna ricordanza dei nostri morti in guerra.
La proposta viene inserita nell'ordine del giorno della seduta consiliare del 12 novembre 1925, discussa ed approvata con delibera n. 75, resa immediatamente esecutiva a norma di legge.
Durante la seduta, il Consigliere proponente cosio spiega ai presenti il perché della sua proposta:

«...in questo Comune non si è impiantato il parco della rimembranza per non essersi potuto trovare una località adatta e per altri motivi; che a tale dolorosa mancanza si può in parte riparare nella istituzione del suono della campana maggiore della nostra chiesa parrocchiale nell'ora del tramonto, in quella cioè: "...che volge al desio - e ai naviganti intenerisce il core... (Alighieri)».
«Ai mesti rintocchi della campana, i cittadini, a capo scoperto, non mancheranno di rivolgere il loro memore e affettuoso pensiero ai tanti prodi che sacrificarono la loro vita per la maggiore grandezza della Patria nostra e innalzare a Dio una fervida prece per essi.
Così avremo un perpetuo e doveroso ricordo che si tramanderà di generazione in generazione e sarà certamente più duraturo dell'istesso parco della rimembranza i cui alberi nel volgere dei secoli verranno a mancare e forse non saranno sostituiti; pertanto, propone che da oggi ed in perpetuo la campana maggiore della nostra chiesa parrocchiale, la quale sarà chiamata campana della ricordanza, appunto perché dovrà ricordare i nostri eroici soldati caduti nell'aspra guerra, suonando ventuno rintocchi al tramonto del sole o, se non è possibile a tarda ora, perché potrebbe confondersi con quella che dà il saluto al dil che muore, il mesto rito sarà compiuto invece un'ora dopo l'Ave Maria».

Il Consigliere Giacomo Castore con nota del 13 novembre 1925 comunica al Parroco, don Giacomo Lioce, la decisione consiliare, pregandolo d'informare a dovere i fedeli durante le Messe. L'assicurazione circa l'adempimento, il Parroco la comunica al Comune con nota del 14 novembre 1925.
In paese non abbiamo sentito parlare di questa iniziativa. E' probabile che non sia stata mai applicata perché il campanone viene rifuso ad iniziativa dell'Arciprete don Giuseppe Servidio ed installato soltanto nel 1945 (v. GIACOMO SETTANNI, I racconti di un parrocchiano, p. 85).
Sarebbe stato molto gradito che ciò fosse avvenuto o che avvenisse tuttora, ma la difesa della libertà‹ individuale odierna ha fatto scomparire il suono delle campane, che prima scandivano le ore del lavoro gionaliero, delle feste, della preghiera e dell'arrivo di un pericoloso temporale, figuriamoci se il ricordo di Coloro che si sacrificarono per dare la Libertà al nostro patrio suolo avrebbe potuto avere migliore sorte.
Oggi, chi medita profondamente su ciò? La Patria! L'Italia! Cosa sono?
E' un mosaico di tasselli, molti dei quali sanno di diaspora e di vilipendio.
Perciò si potrebbe ritenere una illusione poetica e patetica rievocare, per reminiscenza scolastica, i versi tanto cari a coloro che eroicamente, ma senza fanatismo, andavano incontro alla morte per Amor di Patria, ed esclamavano: tiremm innanz, convinti che «chi per la Patria muor - vissuto è assai» (la parola Patria nell'inno originale spagnolo, musicato dal nostro conterraneo Mercadante, è Gloria e, quindi, «chi per la gloria muor - vissuto è assai - la fronda dell'allor non langue mai»).

 

Alla fine del lavoro è emozionante parafrasare la vicenda della riparazione della torre campanaria con i primi versi della poesia di Giacomo Leopardi La quiete dopo la tempesta:

Passata è la tempesta:
Odo augelli far festa,
e il campanil tornato,
all'antico splendor
nel ciel sereno riappar.
Nel risentir il suono
delle sue campane
si rallegra ogni cor.

 

 

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