Legato di Don Vito De Caro
Il 4 agosto 1898 il Sacerdote don Vito De Caro fu Donato, deceduto in Noicàttaro il 6 febbraio 1900, stila un testamento olografo, depositato e conservato, con riserva di pubblicazione, presso il notaio Ottaviano Antonelli di Rutigliano il 9 febbraio1900. Detto testamento registrato a Rutigliano il primo marzo dello stesso anno, riporta le seguenti disposizioni:
«Lego a favore, della Congregazione di Carità di questo paese, il fondo in Contrada Pozzillo, dell’estensione di circa vignali tre, e propriamente quello acquistato dal sig. Don Giovanni Suglia Passeri da Rutigliano, affinché, l’usufrutto di questo fondo sia erogato a sollievo dei poveri dimoranti in questo Ospedale Civile di Noicàttaro ed in mancanza di questi, a sollievo dei veri poveri di questo paese, colla condizione, però, che la proprietà rimanga sempre nel suo essere senza potersi alienare o distrarre per qualunque causa.
Ed avvenendo che il Governo vorrebbe metter mano su detta proprietà, da quel momento, cessa questo Legato, dovendosi detta proprietà passare a beneficio degli eredi delle mie due nipoti Antonia cioè e Nicolaia in De Caro».
Stranamente, mentre ho trovato atti inerenti l’autorizzazione prefettizia (Decreto 5 settembre 1900) ad accettare il Legato (Delibera Consiliare della Congregazione del 25 marzo 1900), non ho trovato alcuno attinente, l’autorizzazione alla fittanza e successiva vendita del fondo.
L’atto di fittanza tra il sig. Francesco Dipierro fu Giovanni, Presidente della Congregazione di Carità locale ed il sig. Domenico Di Pinto fu Vito, è sottoscritto il 15 dicembre 1934. L’estaglio annuale è accettato in lire 700.
Un documento riportato dà contezza della vendita del fondo:
« Si rende noto che nella prima gara della vendita del fondo Pozzillo, lo stesso è rimasto aggiudicato al sig. Michele Settanni d’Ignazio per la somma di lire 478.00.
L’offerta dell’aumento sul prezzo di prima aggiudicazione, in lire 2.390, può essere fatta presso la Segreteria dell’Ente Comunale d’Assistenza, in Via Oberdan, N. 5 fino alle ore 12 del giorno 23 febbraio c. a.
Noicàttaro, 12 febbraio 1942 XX
Il Segretario F.to Illeggibile».
Del cambio del Tesoriere - Crisi Economica
È l’inizio di una crisi economica che si abbatte sulle entrate della Congregazione, durata un periodo di tempo molto lungo (1867 - 1904).
Tutti i provvedimenti messi in essere dal Consiglio della Congregazione sono approvati dalla G. P. A. (Giunta Provinciale Amministrativa).
Il 1867 è confermato tesoriere il sig. Giovanni Piccinni, che ha accettato la clausola del riscosso per il non riscosso e l’aggio del 5% previo versamento della cauzione di £ 2000.
Circa dieci anni dopo (1878) inizia la serie delle dimissioni a catena dei tesorieri, che incombe come un tornado, fatto d’accettazioni dell’incarico e rinunzie il giorno dopo, perché le condizioni poste per la nomina a tale incarico non sono di loro gradimento.
Il sig. Giuseppe De Riso si dimette da tesoriere il 17/12/1877, gli subentra il sig. Vitangelo Lamanna di Giuseppe, surrogato dopo pochi giorni dal sig. Paolo Lacriola, che si dimette il 22 marzo del 1877. Con provvedimento N. 17 del 17 gennaio 1878, approvato dalla Prefettura il 23 dello stesso mese, è nominato tesoriere, in via transitoria, il sig. Angelo De Mattia; ma anch’egli non ritiene accettabili le condizioni poste. A seguito, però, dei chiarimenti circa l’interpretazione della Legge, riguardante la scadenza dell’incarico quinquennale (...“l’Amministrazione deve confermare il tesoriere in carica o surrogarlo con uno nuovo”), il sig. Angelo Demattia è nominato tesoriere sino al dicembre 1902, ma non entra in servizio perché non ha perfezionato tutti gli adempimenti di Legge.
A seguito, però, dell’atto di consenso, (3 agosto1900), sottoscritto dal sig. Angelo Demattia, inerente tutte le clausole previste dall’articolo 22 Legge 17 luglio 1890, l’Amministrazione della Congregazione perfeziona la sua nomina a tesoriere con Delibera del 29 dicembre 1900, approvata dalla G. P. A. il 24 gennaio1901.
Il De Mattia accende l’ipoteca di primo grado il 13 gennaio 1891 sul fabbricato della moglie, Rosa Lioce, sito in Piazza del Mercato 8, ma non avendo prestata la cauzione di £ 2.000 non entra in servizio, per cui interviene lo zio, Canonico Primicerio Don Angelo Demattia a garantirla, permettendo così, al nipote Angelo fu Giuseppe di entrare in servizio col dicembre 1902 [5].
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La gestione del Demattia ha un inizio drammatico, deve pagare ai vari creditori la somma di £ 4.000,00, operazione che si ritiene di compensare con i contributi dovuti dal Comune. Questi, però, non li versa ed il tesoriere è nei guai, ma non cede alla disavventura, rimanendo al suo posto per gli anni 1903, 1904 e 1905.
In seguito è l’esattore comunale Vittorio Muolo di Capurso, seguito dalla Cassa di Risparmio di Puglia, quale Tesoriere del Comune ad operare anche per l’Ospedale, mentre, oggi, per l’esazione dei tributi comunali, c’è ancora un Demattia. (dr. Franco Demattia).
Del Segretario
La mansione di Segretario è affidata, senza assunzione, ad un Insegnante elementare, che la esplica nel tempo libero.
Costui entra in conflitto economico con i vari Presidenti della Congregazione, che ritengono non giuste le motivazioni addotte dal suddetto, circa l’aggiornamento del corrispettivo, poiché dedica più di un’ora al giorno (se pure), all’espletamento di detta mansione, incompatibile, a mio modesto avviso, per essere maestro elementare di ruolo.
I Presidenti, succedutisi nel periodo di tempo d’oltre un decennio, non accolgono le richieste economiche avanzate dal sig. maestro che attende alla mansione di Segretario; sono invece accolte dai vari Commissari Prefettizi e Podestà succedutisi alla guida del paese.
Non mi compete aggiungere una parola di più a quanto riportato.
Con l’avvento dell’E. C. A. (Ente Comunale Assistenza - 1930), Segretario è nominato un dipendente del Comune, al posto del Segretario Comunale.
Tra Costui ed il Maestro sorgono scintille pesanti.
Del Fisco
Il Procuratore delle imposte di Capurso chiede al Presidente dell’ E. C. A. in carica quanto ricava dalle rette ospedaliere e quanto corrisponde al fisco.
L’Amministrazione della Congregazione in data 15 marzo 1902 presenta il certificato di nullatenennza e quello in cui dichiara che il dotaggio è un’azione di beneficenza, non soggetta a Bollo (Art 22 leggi sul bollo 4 luglio 1807).
Delle Suore
Per rendere operative le Opere Pie istituite nell’ex Convento dei Cappuccini, dopo non poche rinunce d’altri Ordini di Suore, giungono a Noicàttaro il 5 maggio 1905, alle ore 17, dalla stazione ferroviaria di Bari, con il calesse del dott. Pontrelli, tre (o cinque?) Suore dell’Ordine “Zelatrici del Sacro Cuore”, fondato da Madre Clelia Merloni, su richiesta del Canonico don Vincenzo Saponaro, all’epoca Rettore della chiesa detta dei Cappuccini.
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In un locale del detto ex Convento è attivata un’ infermeria, ove il dott. Francesco Divella, assegna le pastiglie di chinino contro l’infezione di malaria, all’epoca molto diffusa in paese.
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Il 1917 è l’anno in cui la Generale dell’Ordine delle Suore in servizio nell’infermeria ed Opere Pie varie, istituite nell’ex Convento, apre la vertenza economica che si protrae sino al 1951 [6].
L’Amministrazione dell’Ospedale e la Generale dell’Ordine delle Suore non raggiungono facilmente un accordo.
L’Amministrazione dell’Ospedale non ha soldi, perciò ritiene di accontentare la Generale, aumentando la retribuzione a ciascuna suora di 9 mila lire mensili, più la cessione in uso del giardino e dell’agrumeto retrostanti il manufatto.
La Generale non accetta tale disposizione minacciando di ritirare le Suore, nel frattempo, divenute in numero di cinque.
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Dopo la seconda guerra mondiale, il costo del lavoro ha un balzo in salita. La Madre generale chiede, quindi, l’aggiornamento del corrispettivo, minacciando, con più forza, il ritiro delle suore, la qual cosa porterebbe alla chiusura certa di tutte le Opere Pie impiantate.
Dopo una pesante corrispondenza, tra vari Presidenti dell’E. C. A. e la Madre Generale, la Dirigenza dell’ Ente, con Delibera N. 16 del 23 novembre 1951, stabilisce di concedere dal primo gennaio di detto anno, a chiusura della vertenza, l’assegno mensile di £ 15.000 per ciascuna Suora.
Note
5 Le date sembrano non essere precise; ma così sono negli atti reperiti, vanno avanti ed indietro.
6 Mia Madre (Pasqua Saponaro) mi ha raccontato tutte le variazioni di ricamo, apprese presso le dette Suore. In casa, infatti, c’erano gli attrezzi per i diversi ricami da realizzare. Mi raccontava anche gli scherzi che facevano al presidente, cav. Giuseppe Positano (Don Pebè) dando fuoco ad alcune tric e trac. A volte dicevano alla Suora che insegnava ricamo che il cerchietto era caduto casualmente nel sottostante giardino. Mandate a recuperarlo, correvano a prenderlo; ma era una bugia, perché non facevano altro che sradicare le piante di lattuga che mangiavano di nascosto, quando la detta Suora si allontanava.