emblema del rev. Veneziano
Progetto di ampliamento dell'Ospedale Civile - TAV. 1
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Progetto di ampliamento dell'Ospedale Civile - TAV. 2
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Progetto di ampliamento dell'Ospedale Civile - Progetto piano rialzato e da edificare - TAV. 3
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Progetto di ampliamento dell'Ospedale Civile - Progetto piano rialzato e da edificare - TAV. 3

CAPITOLO SECONDO

Nel leggere le carte del tempo (1877), conservate nell’Archivio Statale di Bari, ho riscontrato che tutta l’attività della Congregazione di Carità – E. C. A. dal 1868 sino al 1990, è pervasa da attriti politici, tanto che si sono spesi miliardi per progettare ed erigere manufatti per Ospedale Civile: dall’ing. Giacomo Deflorio (1930), mai realizzato, dall’ing. Attilio Neglia, parzialmente realizzato ma distrutto da vandali (1965) e dall’ing. Andrea Bianco (2005), mai ultimato e sempre saccheggiato (vedi le tavole A, B, C e D nelle immagini a lato).

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Ora cerco di raccontare, sinteticamente, le vicende con le quali la Dirigenza politica dell’E. C. A. s’ è confrontata.

Dell’Ospedale Civile attrezzato nell’ex Convento dei Cappuccini, anno 1889

Una volta, adattato ad Ospedale l’ex Convento dei Cappuccini, la Dirigenza della Congregazione di Carità deve affrontare situazioni del tutto particolari: Crisi economica, Istituzioni delle previste varie Opere Pie, Statuto Organico del personale necessario al funzionamento del Nosocomio, iniziative Benefiche proprie ed istituzionali. Accettazione di Lascito e di Legato. Assunzione del personale medico e paramedico. Vertenza salariale, attivata dalla Madre Generale delle Suore Missionarie del Sacro Cuore, a favore delle Suore utilizzate nello svolgimento delle varie attività dell’Opera Pia. Vertenza salariale con l’incaricato Segretario. Vertenza legale attivata sia dagli Eredi Difino, per lesione interessi ereditari, sia dal Comune di Pescara per pubblica incolumità e sia dall’Ufficio del Registro pescarese, attinente la valutazione del fabbricato, sito in Pescara in Via Delle Caserme 28-30, donato, da parte del sig. Domenico Difino, all’Amministrazione dell’Ospedale Civile di Noicàttaro. Perfezionamento incarico di Tesoriere. Unione con l’Ospedale di Rutigliano. Istituzioni previste dalle Leggi in merito (vedi I. P. A. B. – Fausto Paisio. Casanova Editore in Parma).

Detti eventi portano alla paralisi del Nosocomio sia per mancanza di entrate, sia per essere considerato, dagli Organi Statali ed OMS, non un Ospedale Civile, come autorizzato, ma un’Infermeria, in quanto non ci sono più richieste di prestazioni mediche private e soprattutto perché rientra nel piano regionale sanitario come semplice infermeria (1977) e non come Ospedale. (Sindaco dott. Franco Verni).

Del Lascito di Giuseppina Susca – inizi 1900

Parlare delle vicende di questo Lascito è molto scabroso, perché evidenzia quanto l’uomo sa ordire, pur di mettere le mani su di un bene altrui, specie di persona animata d’Amore per gli altri.
Giuseppina Susca, signorina anziana, danarosa e proprietaria terriera, prende con sé una ragazza, alla quale dona tutte le sue sostanze, al di fuori del lascito a favore dell’Ospedale Civile, vale a dire dell’ex Convento dei Cappuccini ormai adattato allo scopo. La Susca viene circuita per bene da un emerito lestofante, il quale con il concorso d’amici ed un notaio, la convince a sposarlo.
Fatto ciò, il tizio incarica il notaio, suo amico, di rogare un atto con il quale tutte le possidenze, compreso il lascito all’Ospedale, passano nelle sue mani, quale coniuge.
Dilungarsi nel riportare quanto avviene, non è affatto conveniente. È più che immaginabile. Basti pensare che ai nostri tempi, in Noicàttaro casi del genere si verificano ancora.
Sino a pochi anni fa, in un corridoio dell’ex Convento dei Cappuccini, esisteva una gran lapide, che doveva contenere le generalità dei Benefattori dell’Ospedale; l’unico nome che vi si leggeva era quello di Giuseppina Susca.

Della donazione di Domenico Difino

Una comica legale si snocciola durante la Presidenza della Dirigenza dell’Ospedale, da parte dell’Avv. Michele Chicco, del prof. Francesco Latrofa, del Rev. don Giuseppe Moncelli, dell’Ins. Onofrio Brattoli, del sig. Mario Rizzo, del Dr. Donato Tenerelli, del Dott. Francesco Giuseppe Sforza e dell’Ins. Giacomo Sforza. (1954 – 1974 )

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Il sig. Domenico Difino fu Francesco, nojano, commerciante di tessuti in Pescara ed ivi deceduto il 27 gennaio 1954, con testamento pubblico rogato dal notaio Giovanni Di Ciò fu Tommaso il 9 gennaio 1952, pubblicato in Catignano (PE) il 30 gennaio 1954, dona a favore dell’Ospedale Civile di Noicàttaro, un suo fabbricato, sito in Pescara in Via Delle Caserme 28-30, composto di tre piani, oltre al magazzino a pian terreno di circa 24 vani.
Con decreto N. 35864 Div. V. del 23 novembre 1956, il Prefetto di Bari autorizza la Dirigenza dell’Ospedale ad accettare la donazione in questione.

La corrispondenza burocratica che si sviluppa tra Enti Statali, Provinciali e Comunali, è moltissima ma a volte contraddittoria.

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Nonostante le tante manchevolezze giuridiche commesse dall’Amministrazione Ospedaliera, questa riesce, parrebbe, a cedere il suolo riveniente dalla demolizione dei resti del fabbricato in questione per lire 14.000.000, all’impresa edile Mario Ruggeri e Ferdinando Di Benedetto di Pescara.
Documenti probatori di detta operazione non ne ho trovati; ho, invece, trovato due Delibere del Consiglio della Dirigenza Ospedaliera: la N. 12 del 19/9/1972, con la quale decide di alienare, a trattativa privata, il suolo in questione. Questa Delibera è annullata dalla G. P. A. perché illegittima, a termini di Legge; e la N. 11 del 20/12/1973, con la quale la Dirigenza dell’Ospedale cerca di chiarire le ragioni per le quali ha espletato la trattativa privata sull’importo offerto di 14 milioni, poiché tutte le altre opzioni non valgono la candela.
Si, innesca, quindi, una fittissima corrispondenza, tra Prefettura e Genio Civile di Bari.

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A causa di ciò, non poche sono le spese per viaggi a Pescara, del sindaco dott. Francesco Giuseppe Sforza, di Dirigenti Amministrativi e Tecnici del Comune per i dovuti rilievi fotografici, relazioni e trattative verbali. L’Amministrazione dell’Ospedale, pur non avendo soldi, che riteneva di ricavare proprio con la donazione in questione, è costretta a far elevare perizia valutativa da Ingegnere e Geometra, i quali confermano che il manufatto è un rudere ed ogni ipotesi di ristrutturazione è tale. Consigliano, quindi, alla Dirigenza dell’Opera Pia, di venderlo, nella speranza che qualcosa rimanga.

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La moglie ed i figli del Difino danno corso ad una vertenza legale, per lesione d’eredità. Il Comune di Pescara, ne inizia un’ altra per quanto attiene la pubblica incolumità, poiché trattasi di fabbricato fatiscente ed infine l’Ufficio del Registro pescarese, s’impone per la valutazione dell’immobile.
Che fine ha fatto la vicenda non sono in grado di dirlo, poiché non ho avuto il piacere di trovare documenti probatori di essa.