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  L'aneddoto illustrato da Emma Iafaldano  

 

 

 

 

Ricordi personali legati alla festa di Pasquetta

Quando ero ragazzo, il giorno della Pasquetta nojana si faceva festa a scuola. La mattina della festa, con la comitiva dei miei coetanei mi recavo a piedi presso la chiesetta, dove vedevo sempre lo stesso celebrante benedire i quadrupedi: era vestito alla maniera benedettina con una tonaca color marrone scuro, e sapevo che veniva appositamente da Bari [nota 4].
Terminata la funzione religiosa nella chiesetta, ci aggregavamo ai molti festaioli di ceto medio-basso, i quali, dopo aver ascoltato la santa messa e fatto benedire i loro quadrupedi, invadevano i campi vicini razziando baccelli di fave novelle da mangiare come frutta durante il bivacco: si consumavano gli avanzi del pranzo pasquale, il tutto innaffiato con dell'ottimo vino, reso frizzante con l'aggiunta di gassose.
Il vino, com'è noto, produce allegria. Ricordo ancora il simpatico scambio di battute lungo la strada del ritorno, verso il tramonto, tra due anzianotti molto brilli. Uno dei due, barcollante, diceva all'altro: «Mbà Giuà, iè nan veggh chièu a str-d!» (Compare Giovanni, io non vedo più la strada!). E l'altro: «Mbà Pepp, appùo-sc-t a mae ca n veggh dào» (Compare Giuseppe, appòggiati a me che ne vedo due!).

La festa della Pasquetta continua a svolgersi presso il tempietto. Non si fa più la tradizionale benedizione degli animali, mentre continua ancora a venire dalla Basilica di Bari un religioso ad officiarvi la santa messa.

Note

4 Mio padre mi diceva che si trattava di un sacerdote nojano appartenente ai Logroscino, che in effetti era il canonico don Nicola, Alfredo, Alessandro Logroscino di Domenico (1882-1962). Sacerdote dal 22 ottobre 1905, è stato Cappellano nella Basilica di S. Nicola dal 1922 al 1930; indi è divenuto Canonico. È stato docente di lettere nell'Istituto Industriale palatino "Umberto l''.

 

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