Non ho trovato alcun documento circa l'epoca d'erezione e l'appartenenza del manufatto, sorto a circa un miglio dal centro abitato, sulla strada che porta al mare.
Il più antico in nostro possesso risale al 1575, conservato presso l'Archivio Storico della Parrocchia di S. Maria della Pace (la Chiesa Madre), dove è riportata un'istanza fatta dal Capitolo della Collegiata Insigne, operante nella suddetta chiesa, all'arcivescovo Antonio Pùteo (1562-1592) per ottenere l'affidamento della cappella rurale denominata di Santa Maria di Loreto.
Il testo originale di questo documento, a causa del cattivo stato di conservazione, è riportato nelle parti leggibili, indicando con dei puntini sospensivi quelle non leggibili:
Ill.mo et Rev.mo Mons.
Da parte del Rev.do Capitolo della maggiore chiesa della Terra di Noia se supplica à V.S. Ill.ma et Rev.ma facendoli intendere qualmente un miglio distante di ditta Terra nel suo territorio ... qual se sia via alla marina, ciè una cappella chiamata et intitolata Santa Maria di Loreto, et detta cappella non ha nulla di sorte di be[ni] o' censi né tampoco tiene peso (obbligo) alcuno, ma sì bene tutto il popolo tiene una grandissima devotione in detta cappella et a causa di elemosine si ciè fatta una lamiola con una cisterna dentro, e a[c]canto a detta cappella, per tanto il detto Capitolo videndo tanta devotione et che ancora spera pur di elemosine ingrandire più detta cappella ricorre benigne grazie di V.S. Ill.ma et Rev.ma si degni concederla et farne gratia (grazia) al detto Capitolo acciò s'accresca più maggior devozione del populo, il Capitolo ha cura di detta cappella et il tutto si reputerà à gratia singolarissima ut Deus (come Dio... vuole).
V † Dictum Rev.mum capitulum Terr[a] Noje ter[ra] diocesis Barensis curam habeat dicte ecclesiae ... aliter per nos promis[s]um fuerit permittimus, quam curam tali gerat quod merito demandar[i] possit.
(manca firma)
Ill.mus et R.mus Dominus - A. Archps Barensis, 14 (o 24) augusti 1575.
Nella visita pastorale che l'arcivescovo Riccardi fa alla cappella nel 1593, si dice che:
La cappella di S.ta Maria de Loreto, fuora le mura, non ha rettore né entrata alcuna. Ci è gran corso, et devozione, et si ci tiene per cura, se ne potria dare carico al R.do Capitolo.
Sull'architrave della porta d'accesso è inciso l'anno 1600, data del suo probabile restauro e ampliamento.
Il manufatto, da allora, non ha subito particolari variazioni strutturali, conservando pressapoco l'aspetto originario. Il luogo di culto fa parte di un complesso d'ambienti soprani e a piano terra, adibiti, fino ad alcuni decenni addietro, ad abitazione della famiglia del custode o dell'eremita, ora utilizzati per ospitare incontri di spiritualità a livello locale.
Notizie più specifiche sulla cappella sono contenute unicamente nell'inventario comunale del 1843:
La cappella è sotto il titolo di S. Maria di Loreto. Insiste su una piccola area di terreno ai margini della via per la Marina alla distanza di oltre mezzo miglio lontana dal paese. È offtciata ordinariamente nel solo giorno 8 settembre in cui ricorre la festa in onore della Titolare di quella chiesa, a cui va in processione il Capitolo coi fedeli. Non riviene da Ente Morale soppresso. Non è parrocchia. Dipende interamente dal Parroco della Chiesa Matrice. È piccola ed è tenuta piuttosto male. L'8 settembre vi è molto concorso di gente per sentire Messa.
Non vi sono, però, notizie sull'arredo interno, probabilmente perché la cappella non ne era dotata.
Con la soppressione dei beni ecclesiastici da parte del governo unitario nazionale, la cappella, inserita nel comprensorio terriero acquistato da Antonio Macario, è utilizzata dal neo-proprietario come pagliaio e deposito di attrezzi agricoli. Ma un singolare episodio di fede popolare verificatosi nel 1917, in piena guerra mondiale [nota 1], determina la restituzione al culto del manufatto ed il suo affidamento al Capitolo della Chiesa Matrice, dopo il superamento di una controversia sul diritto di proprietà sorta tra la signora Anna Macario in Suglia Passeri, erede di Antonio Macario, e la Curia di Bari.
La vertenza, infatti, si chiude definitivamente con Atto pubblico del 16 aprile 1919 rogato dal notaio Pietro De Riso [nota 2], operante a Noicàttaro, in cui, con gli articoli nn. 8 e 9, si stabilisce che la signora Macario dona in favore dell' arcivescovo Giulio Vaccaro la chiesetta della Madonna del Rito ed una consistente somma di denaro per la costruzione di un educandato arcivescovile sul terreno circostante.
Lo stesso episodio del '17 è decisivo anche per la costruzione della nuova chiesa attigua (1920-25), per la necessità di accogliere un numero maggiore di fedeli e per l'acquisto di un simulacro della Vergine, opera di artista leccese, dal momento che Noicàttaro è balzata sulla cronaca nazionale per i fatti miracolosi (presunti) attribuiti alla Madonna del Rito.
Dal 1922 al 1977 la cappella è legata giuridicamente alla parrocchia di San Nicola in Torre a Mare. In questa località, quando apparteneva ancora a Noicàttaro, l'arcivescovo mons. Giulio Vaccaro, con Bolla del 15 novembre 1922, aveva disposto l'erezione di una Vicaria Curata sotto il titolo di San Nicola di Bari e aveva fatto rientrare nei suoi confini territoriali anche la cappella della Madonna del Rito e terreni di pertinenza. Tale appartenenza territoriale fu confermata dall'arcivescovo mons. Marcello Mimmi, quando nel 1934 elevò la Vicaria Curata a Parrocchia autonoma.
Con una dichiarazione di rinuncia al diritto di pertinenza rilasciata il 23 febbraio 1977 alla Curia di Bari dal parroco di San Nicola in Torre a Mare, don Nicola Giampetruzzi, la vecchia e la nuova chiesa sono nuovamente affidate alla Chiesa Matrice di Noicàttaro.
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