Il cambio della dedicazione
Il 15 settembre del 1864, l'arciprete Michele Tanza (1832-1879), pressato dalle richieste di ripristinare il culto nella chiesetta di San Tommaso da tempo abbandonata e sconsacrata, le espone al Capitolo dell'Insigne Collegiata riunito in convocazione straordinaria:
Signori, parecchi filiani (fedeli) abitanti lungo la strada di S. Tommaso da Villanova mi ànno espresso caldi voti perché si riapra al culto divino l'an tica chiesetta sotto il titolo di S. Tommaso da Villanova posta nelle vicinanze di loro abitazioni, alquanto lontane dalle altre chiese: essi ànno altre sì insistito perché il rev. Capitolo interponga i suoi uffizii e pratiche convenienti presso il Municipio, acciò da esso si ceda al Capitolo medesimo l'antica chiesetta ridotta a semplice sottano sin da lungo tempo, con la preghiera di unire alla cessione un qualche sussidio.
Con l'assenso dei Canonici capitolari e interpretando la volontà degli abitanti di quel rione, l'Arciprete avanza ufficialmente al Comune la richiesta di cessione del manufatto per il ripristino del culto in essa.
Riunito in convocazione straordinaria, la mattina del 16 dicembre dello stesso anno, il Consiglio Comunale, presieduto dal sindaco Vito Sturni, delibera:
...Cedersi al Capitolo della Chiesa Madre di Noicattaro il dimandato sottano, detto di S. Tommaso, ad uso di cappella da aprirsi al culto cattolico ed alla comodità dei cittadini sotto l'espressa condizione che, avvenendo che i beni del Capitolo di Noicattaro siano in qualunque tempo da ora sino alla fine del mondo incamerati allo Stato, il Municipio si riserba di riprendere ipso facto e senza adizione di Magistrato la proprietà del sottano ceduto, quante volte questo cessi dall'uso di sacra cappella.
Lo stesso giorno, ma di sera, l'Arciprete convoca il Capitolo per informarlo della decisione presa dal Consiglio Comunale:
A' dato a questo revd. Capitolo il sottano detto di S. Tommaso da Villanova ad oggetto di ridurlo ad uso di chiesetta. Ora ciascuno di noi deve impegnarsi acciò si possa, ottenuta l'autorizzazione arcivescovile, a ripristinare con oneri a carico di questo Capitolo il sottano, che prima di essere profanato era la cappella di S. Tommaso da Villanova.
A distanza di quattro giorni da questa riunione, l'Arciprete, ottenuto il consenso di tutti, può comunicare all' Arcivescovo l'avvenuta cessione del manufatto da parte del Comune e la disponibilità del Capitolo, previa sua autorizzazione, a restaurarlo e dotarlo di suppellettili sacre per la ripresa del culto sotto il titolo di San Tommaso da Villanova.
Intanto, poiché non vi era più traccia dell'originario quadro di S. Tommaso da Villanova, la cappella viene dotata di una nuova tela del Santo, dipinta da Giuseppe Demattia (settembre 1864) su commissione del canonico don Vito Sforza.
La riconferma della denominazione al Santo titolare è data circa vent' anni dopo dalla relazione che il canonico Domenico Crapuzzi, Vicario Foraneo in carica, fa il 20 dicembre del 1884 all' Arcivescovo, dalla quale si apprendono anche i pochi oggetti in dotazione alla rinnovata chiesetta ed il nome del suo Rettore designato dal Capitolo:
Tiene due pari d'orecchini d'oro, un calice con coppa d'argento e base d'ottone, pianete una nera e due a tutte cappelle; è amministrata dal canonico capitolare don Marino Didonna.
La visita pastorale che l'arcivescovo mons. Ernesto Mazzella compie il 20 ottobre 1888 alla cappella conferma la presenza del rettore don Marino Didonna e ci svela con sorpresa che nel frattempo è stato instaurato il culto di Santa Lucia. In quest'occasione, infatti, l'arcivescovo la denomina ufficialmente Chiesa di Santa Lucia sotto il titolo di S. Tommaso.
Possiamo solo immaginare che per la circostanza, o già da qualche anno, sia stato necessario trasferire nella cappella la statua di Santa Lucia depositata a suo tempo (1837) in Chiesa Madre dall'arciprete Tanza. Ad essa si accenna nel verbale della visita pastorale fatta nel 1936 dall'arcivescovo mons. Marcello Mimmi, che impone al cappellano don Vito Sisto di «restaurare la statua di legno rosso di Santa Lucia».
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