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  Acquasantiera sovrastata dal simbo lo francescano dove è riportato l'anno 1769.  

   
 
Altare maggiore attuale
 

 

Modifiche dell'interno.

L'acquasantiera posta all'inizio della navata riporta l'anno 1769, che Nicola Rotundo ritiene essere la data di rifacimento e di riconsacrazione della fabbrica.
Il Presidente della Congregazione di carità, Giuseppe Positano (noto politico), è l'autore di buona parte delle modifiche effettuate nella fabbrica nel 1857 [nota 13]. Suo padre Vincenzo aveva ottenuto dai superiori dell'Ordine Cappuccino il permesso di adibire a sepolcreto di famiglia l'unico cappellone a mano destra dell'attuale altare, nel quale vennero depositati i resti mortali del detto Giuseppe e della consorte Benedetta Spada, eliminando tutti i quadri, statue e statuette chiudendolo con un artistico cancello di ferro battuto.

Nel 1954, su parere favorevole dell'arciprete Servidio e con l'approvazione dell'arcivescovo Enrico Nicodemo (1952-1973), il cappellano don Giuseppe Moncelli istituisce il Terz'Ordine Francescano Secolare maschile e, d'intesa con lo stesso, negli anni '70, intraprende i lavori di restauro generale della chiesetta. I lavori eseguiti modificano la composizione originaria: sparisce il pulpito dalla navata; viene cambiata tutta la pavimentazione, sostituita con il cotto fiorentino; la mensa dell'altare maggiore, in ottemperanza alle nuove norme del Concilio Vaticano II, è collocato di fronte ai fedeli su un blocco di bronzo con figure a rilievo di alcuni episodi della vita di Gesù, opera del figlio del pittore Umberto Colonna.
Nella saletta dietro l'altare maggiore viene sistemato un piccolo coro, opera senza pretese del falegname Domenico Pagliarulo, e sulle pareti vengono sistemati i quadri della Via Crucis in terracotta realizzati e donati dall'artista prof. Belardinelli di Capurso, collega di don Moncelli, quando questi insegnava Religione all'Istituto Commerciale "Tridente" di Bari.
Infine vengono eliminati il cancello di ferro battuto e la lapide epigrafica del sepolcreto privato della famiglia Positano-Spada, e lo spazio è adibito per ospitare la schola cantorum, che attualmente è sistemata all'inizio del presbiterio. Ora, del sepolcreto, sono rimasti solo i loculi contenenti i resti mortali di quella famiglia , la cui lapide marmorea con l'iscrizione epigrafica è stata recuperata circa trent'anni fa: era sepolta sotto una montagna di rifiuti in via Sotto i Cappuccini n. 2.

Nelle foto a destra è possibile vedere alcuni oggetti sacri antichi e recenti in dotazione alla chiesa.
S. Lorenzo
San Rocco

Note

13 Il sig. Giuseppe Positano, quale Presidente della Locale Congregazione di Carità, era il gestore dei beni immobili pervenuti al Comune dal Fondo per il Culto. Egli è stato il primo guastatore della struttura di legno dell'altare maggiore: fece eliminare la mensa con la parte bassa della struttura di legno e realizzò un'altra con stucco variopinto ad acquaforte, a sua volta eliminata dal cappellano don Giuseppe Moncelli. Nicola Rotundo, nel suo lavoro (op. cit. p., 143) scrive: «Fino al 1857 c'era, sul presbiterio, un bellissimo e maestoso altare di legno del '600, intagliato e ornato di fogliame e fregi dorati. Nel 1857, infatti, ormai ridotto in pessimo stato, fu smantellato e sostituito con un altro altare di stucco policromo ad acquaforte dal cav. Vincenzo Positano».

 

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