Interventi alla struttura
Poteva la fabbrica sfuggire al deterioramento del tempo e a quelle manipolazioni impulsive, convulse ed insipienti, volute dagli amanti dell'ana-cronistico annullamento del Passato? Certamente no!
Al principio del Novecento, preoccupato per l'ulteriore degrado del manu-fatto ed esonerandosi da ogni responsabilità, il canonico Vitantonio Siciliano, Padre della Confraternita dell'Immacolata [nota 4], richiama l'attenzione del Sindaco per la seconda volta sulla gravità della situazione, ottenendo finalmente che l'ing. Giovanni Logroscino, su incarico della Giunta Comunale, possa fare la sua rigorosa Relazione sulle gravi lesioni riscontrate sotto la volta e sulle condizioni generali della fabbrica. Eccone la parte conclusiva:
Per concludere, l'assenza di origini più pericolose dei turbamenti statici esaminate è rassicurante sino a nuovi mutamenti degli stessi. Intanto per sicurezza, se non dell'insieme dell'edificio ma d'alcune parti più compromesse come gli archi di alcuni vani, notevolmente deformati, non si può prescindere da parecchie riparazioni in tempi relativamente brevi. Vale a dire senza far trascorrere degli anni: Con tali riparazioni e tenendo sempre sorvegliate le spie apposte alle lesioni per notare prontamente qualsiasi novità, si può continuare a permettere l'apertura al pubblico della chiesa dell'Immacolata.
Noicàttaro, 18 agosto 1903.
L'ingegnere: Fto. Giovanni Logroscino.
Nel frattempo, prima che il Priore della Congrega dell'Immacolata Pasquale Pignataro ne chieda nel 1912 al Sindaco la riapertura al culto [nota 5], dimostrando di aver eseguito tutte le disposizioni dell'ing. Gassi (riparazione degli stucchi pericolanti nel cappellone di sinistra ed il puntellamento dell'edificio), la chiesa sarebbe stata chiusa al pubblico quasi subito, nonostante l'ing. Logroscino non l'aveva ritenuto necessario. Il Sindaco rassicura in ogni modo il Priore che la chiesa potrà essere riaperta al culto, non appena riceverà il benestare dell'ing. Gassi [nota 6].
L'arciprete don Giuseppe Servidio (1941-54), a distanza di circa 40 anni, fa eseguire delle modeste riparazioni alle volte ed il rifacimento, da parte del pittore barese Umberto Colonna, delle pitture rovinate a causa del loro degrado.
Qualche decennio più tardi, la staticità della fabbrica è gravemente compromessa sin nelle fondamenta per le infiltrazioni d'acqua provocate dalla manomissione dell'antica condotta di fogna bianca posta in prossimità; perciò è stato necessario ricorrere nuovamente alla chiusura dell'edificio al pubblico nel gennaio 1990, per essere riaperto nel marzo 1998.
Note
4 Nota del 2 giugno 1903.
5 Nota del 18 gennaio 1912.
6 Nota sindacale del 23 gennaio 1912.
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