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  Statua raffigurante l'Angelo Custode, un tempo sistemata su un altare laterale.  

   
 
Particolare del campanile

   
 
L'altare maggiore del 1700

   
 
Altare maggiore in marmo del 1955

   
 
Simulacro di San Filippo Neri.

 


 

 

Arredo interno, modifiche e restauri

Il ricco inventario del 1811 ci fa conoscere un gran quantità di oggetti ed opere d'arte esistenti a quell'epoca nella chiesa:

All'altare maggiore, vi è un piccolo quadro di S. Maria della Lama, con cornice dorata, sopra tela; sotto di detto quadro vi è un altro del Cuore di Gesù, sopra tela e con cornice. Accanto all'altare suddetto, vi sono due statue di stucco in bassorilievo, una di S. Nicola da Tolentino, e l'altra di S. Francesco. Ai due lati dell'istesso altare si trovano due altri quadri su tela, uno di S. Irene, e l'altro di S. Maria della Lama. All'altare detto della Schiodazione, vi è un quadro della Schiodazione di Gesù sopra tela con cornice dorata. Ad un altro altare vi è un quadro di S. Maria di Costantinopoli sopra tela e cornice dorata. All'altare di S. Filippo Neri, vi è un quadro dell'istes-so Santo sopra tela e cornice dorata; vi è ancora un piccolo ritratto di S. Gregorio. Alla destra poi della navata centrale vi è un altare sotto il titolo dell'Angelo Custode, con una statua del detto Angelo con il piccolo Tobia. Allo stesso lato, vi è un altro altare con quadro della SS. ma Trinità, sopra tela con cornice dorata; sullo stesso altare vi sono due statue antiche, una di S. Eligio e l'altra di S. Nicola da Tolentino. Allo stesso lato, vi è un altro altare con un quadro di S. Agata, sopra tela e cornice dorata.
Nella stessa Chiesa vi è una statua di legno di S. Filippo Neri. Tutti i Misteri della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo : le statue sono di cartapesta, principiando da Cristo all'orto, sino al SS.mo Crocefisso; vi è Cristo morto in un'urna indorata ed una statua dell'Addolorata. In detta Chiesa, vi sono pure in faccia alle colonne, quattordici quadri, raffiguranti la Passione di Cristo.
Nell'entrare nel Coro, si vedono due quadri, uno della Schiodazione di Gesù Cristo, l'altro dell'Immacolata.
Nella Sagrestia vi sono cinque quadri, uno di S. Carlo Borromeo, l'altro del Salvatore, il terzo dell'Addolorata, il quarto di S. Nicola, e nell'ultimo è dipinto un miracolo fatto dalla Madonna ad un devoto. Tutti i detti quadri sono dipinti sopra tela.
Nella stessa Sagrestia, in una nicchia vi è la statua di S. Antonio. Nella Chiesa suddetta, vi sono molti bassorilievi tutti a stucco. Altri oggetti d'arte, fuori dello stucco, che possono essere marcati non v'è n'esistono.

Il sindaco f.to G.ppe Rubino.

Nei moduli-inventari del 1843 e 1863 non vi sono particolari variazioni nell'elencazione delle opere interne, per cui vale quello del 1811. Con la trasmissione degli ultimi due modelli, il Comitato comunale fornisce anche, perché richieste, notizie generali sul manufatto:

La chiesa è sotto il titolo della Madonna della Lama; è sita al lato del Camposanto costruito alla distanza di 360 metri dall'abitato; è officiata dal Rettore della congrega laicale col titolo della Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo, non è parrocchia, dipende interamente dal Parroco della Chiesa Matrice, non riviene da Ente Morale soppresso, è tenuta in ottimo stato tanto quanto a fabbriche quanto in ordine a suppellettili sacre, è grande ed è di un bel disegno gotico, vi è un concorso di 400 fedeli e di tutto il paese nella settimana dei Morti; in quella si venerano i Santi Misteri.

Tutti i Comuni del Regno di Napoli, per disposizione reale del 1829, dovevano avere il loro camposanto a 360 m. dall'abitato. Il Decurionato nojano, il 29 novembre dello stesso anno, deliberò che il camposanto doveva sorgere accanto alla chiesa della Madonna della Lama e arredato di grandi cisterne dette carnai, in cui far scivolare le bare con i cadaveri. La spesa (circa 250 ducati) fu finanziata con la congrua sottratta all'Arciprete e l'inversione del soprasoldo dovuto al nuovo Cancelliere comunale. I lavori durarono dal 1829 al 1845. Con la venuta dei PP. Agostiniani (1938), che avevano necessità di costruire un proprio convento, il camposanto fu evacuato negli anni '40 e liberato dalle fosse carnaie.

La chiesa con l'attiguo camposanto inaugurato il 9 giugno 1945.
Ricostruzione grafica non in scala del primo camposanto cittadino (1845), attiguo alla chiesa, eliminato sul finire degli anni '30 del secolo scorso per far posto alla costruzione del convento agostiniano (elaborazione di Giuseppe Basile).

Nel 1955, a cura della ditta Bartolomeo di Benevento, la settecentesca, imponente struttura barocca in stucco dell'altare maggiore è demolita per il visibile degrado e sostituita da un altare di marmo policromo privo di particolari ornamenti artistici, così come la vecchia balaustra di pietra, sostituita da un'altra di marmo. Inoltre, viene messa in opera una pavimentazione di marmi venati.
Nel 1959, l'altare del Presepe posto in fondo alla navata di destra è sostituito da un altare in onice dedicato a Santa Rita, a devozione dello scienziato nojano Nicola Pende.
L'anno seguente si dà corso ai lavori di pitturazione e di ristrutturazione generale. Il presbiterio è rinnovato con l'eliminazione delle due grandi nicchie poste una di fronte all'altra: a sinistra, quella contenente la statua del Sacro Cuore; a destra quella di San Filippo Neri, considerato dal popolo, da oltre un secolo, come secondo Protettore del paese.

Le due navate laterali vengono liberate dalle pedane degli altari per guadagnare più spazio, mentre in fondo alla navata di sinistra viene costruita una nuova cappella con un altare di marmo appoggiato al muro, per accogliere più degnamente le statue dei Misteri della Passione. Il pittore locale Vito Laudadio (1906-1980) è incaricato di eseguire tutti i lavori di decorazione e di pitturare la volta del presbiterio con raffigurazioni della vita di Sant' Agostino e l'inizio della navata con l'immagine di Cristo che incontra le pie donne sulla via del Calvario (vedi foto a destra). Infine, viene riaperto il finestrone murato della facciata e occluso con una grande vetrata istoriata riproducente la Crocifissione di Guido Reni.


Nel 1981 viene abbattuto l'altare di marmo policromo, al posto del quale è collocato un nuovo altare progettato dall'architetto Giuseppe Ficele, composto da tre ante di pietra con al centro l'icona della Madonna della Lama (vedi foto a destra). L'anno dopo viene installata la mensa su base di bronzo lavorato, opera dell'artista Antonio Bibbò, al centro di un nuovo pavimento di marmo, ed è definitivamente eliminata la balaustra, realizzando ai due lati opposti due amboni di marmo.

Nel 1988 le ante di pietra dell'altare maggiore, progettate dall'architetto Ficele vengono chiuse da una più decorosa copertura in legno.


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