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  La nuova chiesa con il particolare della vetrata istoriata. fu dichiarata Monumento nazionale nel 1809, con revoca nel 1930 (cfr. scheda Archivio Soprintendenza ai MM. e OO. d'Arte di Bari).  

 

   
  Attestazione della consacrazione della chiesa e dell'altare maggiore.

 

 

Erezione della nuoca chiesa

Il Canonico don Arcangelo Eliggiis, nella sua relazione introduttiva al testo delle citate Regole della Confraternita del 1746, accenna ad un secondo evento prodigioso riguardante l'antica cappella, che subisce un crollo, dopo lo straordi-nario rinvenimento dell'icona della Vergine nelle acque limacciose del vicino torrente:

Compiuto un tal edificio, accadde nuovo prodigio, che essendosene cascato all'improviso, niun male recò alla Immagine, o alla sua nicchia, overo a' Divoti, che stavan dentro, variamente impiegati. Furono indi rialzate le sacre pareti, che oggi son ridotte alla miglior perfezione dalla nostra Congregazione in grata corrispondenza di tenerla Ella in cura, ed a godere.

Secondo una voce popolare, dopo il crollo della cappella, l'icona della Madonna, rimasta illesa, sarebbe stata nascosta o conservata poco distante (circa 50 m.), nel pozzo della cinquecentesca cappella-abitazione dei preti di campagna, utilizzata fino al XVIII secolo. In seguito sarebbe stata consegnata al Capitolo della Chiesa Madre e restituita alla fine dei restauri.

Nelle foto a destra è possibile visionare una costruzione presente nella Lama Paradiso, un tempo adibita a luogo di culto e abitazione dei preti di campagna.


Dalla vecchia cappella si passa alla costruzione della nuova, in uno stile tra il gotico ed il barocco, la cui erezione è da attribuirsi all'anno 1611 inciso sulla pietre angolare della facciata, dove in alto si trova anche l'emblema personale con inciso il cognome dell'arciprete don Nicola Ragona (1611-1649)

Foto a destra: pietra angolare della facciata su cui è inciso l'anno 1611 e l'emblema dell'arciprete Ragona.


Iscrizione latina riscontrata sui conci di pietra dell'architrave di una porta murata: Christus Rex Venit in pace - Deus Homo Factus Est - Verbum Caro Factum Est et Manet Nobiscum


Particolare del simbolo eucaristico e della parola 'Pace', poco leggibile sul lembo superiore del concio di destra.

Una lapide commemorativa, ora conservata in un deposito della chiesa, ricorda la consacrazione del manufatto e dell'altare maggiore avvenuta il 19 giugno 1757 per mano dell'arcivescovo di Polignano a Mare mons. D. Andrea Vinditti.

 


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