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  Facciata della chiesetta prima della demolizione, in una foto d'epoca (1973), nel giorno dei Sepolcri.  

   
  Tela realizzata dal pittore Vittorio Laudadio, nella quale il ragazzo chiede al vecchio perché demoliscono la chiesetta.

 

 

 

 

Demolizione della chiesetta

Eliminata la porta feudale (1868), l'antica cappella, già ingrandita in piccola fabbrica a croce greca con il concorso del popolo, trovasi tra antichi complessi edilizi non più in Via del Popolo 16, ma in Via Chiesa Madre 16, per effetto dell'ingrandimento del piccolo borgo originario, costituito dai complessi edilizi di Largo Pagano.

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Durante l'Amministrazione Comunale capeggiata dall'ins. Donato Saponaro, infatti, un danaroso compaesano, facente parte del Consiglio Comunale, amante del suo paese, propone al sindaco, tra le tante altre richieste innovative urbanistiche da attuare, quella che la Piazza Umberto I sia ampliata e resa conforme ai tempi attuali.

Come ciò deve attuarsi, si apprende dalla lettura delle pagine da 10 a 18 del libricino di Rocco Desimini, Perché i Nojani sappiano, Grafica Savarese, Bari 1973. Il libricino, per quanto attiene alla chiesetta della "Madonna del Soccorso", riporta copia della seguente lettera, inviata in data 12 febbraio 1972 al sindaco pro tempore:

Bari, 12.2.1972

Ill/mo Prof. Donato Saponaro,
sindaco di Noicàttaro

Sono venuto nella determinazione di donare al Comune di Noicàttaro, con atto notarile da redigere, la mia proprietà consistente a tutt'oggi nella parte del fabbricato "detto storico" in piazza Umberto 1, Noicàttaro, contrassegnata da i nn. civici 15, 16, 17, 19 e 20, comprese le aree sovrastanti.

Per detta donazione il Comune si dovrà impegnare:

1) ad allargare la piazza fino all'Arco Franchini, espropriando od acquistando le proprietà Lamanna e Caldarazzo;

2) a demolire a sue spese tutto il comprensorio come sopra detto, compresa la Chiesa del Soccorso;

3) nel caso di riedificazioni per pubblica utilità sulla zona ai confini dell'Arco Franchini, sarebbe mio desiderio vedere realizzata dal Comune una gran sala da destinarsi a Biblioteca Comunale ed un altro vano attiguo nella misura minima di m. 4 x 6 , da destinarsi esclusivamente a sede della isti tuenda Fondazione Rocco e Luisa Desimini;

4) a destinare un locale, per il circolo ricreativo, per i pensionati.

Inoltre, il Comune dovrà impegnarsi a costruire nella zona da me donata un diurno interrato, opera da realizzare entro e non oltre due anni dalla data dell'atto di donazione.
Nella certezza di aver fatto cosa gradita al Paese, rimango nell' attesa di cortese cenno di risposta, porgo cordiali saluti.

Rocco Desimini

Il sindaco, con varie note licenziate nello stesso mese ed anno, fa presente al generoso compaesano che il Comune deve attenersi alle norme legislative in vigore.

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Quanto raccontato è stato possibile saperlo sia grazie a chi aveva ricevuto in omaggio il libricino, poiché non è in commercio, sia grazie al pittore Vittorio Laudadio, che dipinge su una tela (1973) un momento della demolizione della chiesetta, tela visionata nel 2001 in casa dell'acquirente del dipinto. .

Per chi la sa leggere, è molto rilevante per i ricordi richiamati al cuore e alla mente di chi ha vissuto per molti anni le vicende liturgiche e del manufatto. Questi, per mezzo di questo lavoro, sono affidati al carissimo ragazzo Mariano, che nella raffigurazione dà la mano al vecchio nel percorrere Via Madre Chiesa, durante la demolizione del manufatto. Il ragazzo chiede al nonno raffigurato sulla tela: «Perché stanno demolendo la chiesa?». Il vecchio, sia pure molto amareggiato, invita l'intelligente Mariano ad ascoltare, da grande, i richiami del cuore del nonno, estemati in questo lavoro.

Un grazie di cuore è esternato soprattutto all'arciprete, don Oronzo Pascazio, che ha permesso di fotografare tutto l'arredo antico ben conservato, poiché le foto spiegano molto meglio delle parole.

Certo, come minimo, ci sarà stata una ordinanza sindacale che giustificasse la demolizione del tempietto, ma il documento non è stato reperito.

Il 30 maggio del 1973 il dott. arch. Corrado Bucci Moriolei, direttore della Soprintendenza ai Monumenti della Puglia in Bari, a seguito del telegramma dell'arciprete della Chiesa Matrice di Noicàttaro e per disposizione del sig. intendente arch. Chiuseppi, viene in Noicàttaro per procedere alla constatazione dei lavori di demolizione e di quanto restava della struttura della chiesa di che trattasi.

Il constatatore, prima di assolvere tutti i responsabili con la formula che la chiesa era irrecuperabile per la mancata ultradecennale manutenzione, dichiara che tutto quanto riguarda l'arredo ancora esistente in chiesa è consegnato all'arciprete, poiché la chiesa appartiene alla Curia diocesana, affidata all'ex Capitolo dell' Insigne Collegiata di Santa Maria della Pace.

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