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Statua originaria dell'Assunta
 

   
 
Particolare della facciata originaria
 

   
 
La facciata della cappella vista da Largo Pilorso
 

   
 
Accesso alla cappella prima della demolizione della porta medioevale
 

 

 


   
 
Il documento manoscritto originale della relazione dell'arciprete.
 

   
 
Interno secondo quanto riportato nell'inventario redatto dal Comitato Comunale del 1811
 

   
 
Cappella dell'Assunta: vista interna
 

   
 
Cappella dell'Assunta: vista interna
 

   
 
Cappella dell'Assunta: vista interna
 


 

   
 
Tavola riproducente l'immagine che, secondo l'inventario redatto dal Comitato Comunale del 1811, si trovava nel complesso di legno dorato e traforato al centro dell'altare maggiore sotto la statua dell'Assunta.
 

   
 
Immagine comune della Madonna del Soccorso che si trova ovunque.
 

 

 

 

Cappella della
MADONNA SS.ma ASSUNTA IN CIELO
denominata DEL SOCCORSO

Quasi di fronte al palazzo ducale (u-castiedd), in toponomastica antica Via del Popolo 19, esisteva sin dal XVI secolo una cappella che nei documenti viene segnalata con diverse denominazioni: per esempio di S. Matteo, del Soccorso, del Purgatorio nel Soccorso e anche dei Santi Medici. Ma quelle più note sono della Madonna Assunta in Cielo e della Madonna del Soccorso, del Purgatorio nel Soccorso.

In effetti, sull'architrave della porta d'ingresso era presente, almeno sino al momento della demolizione del tempietto (1973), la seguente iscrizione che rappresentava un segno tangibile di particolare devozione alla Vergine SS.ma della Comunità nojana:

ASSUMPTA MARIA EST IN COELUM (1570).

Ma la cappella doveva essere già preesistente. Infatti le prime notizie ad essa inerenti, ed anche le più antiche, provengono da vari documenti citati da noti scrittori di storia patria ma che non sono presenti nell' Archivio della Curia diocesana e della Chiesa Madre.

È di singolare importanza quanto scritto in un testo del ben noto scrittore locale di storia patria: l'affermazione che «solo Dio sa come sono venuto in possesso di molti documenti storici riguardanti il nostro paese». Di certo è che esiste un documento del 1591 con il quale il Capitolo della Collegiata Insigne di Santa Maria della Pace chiede all'arcivescovo la concessione in uso della cappella in questione per il periodo di durata dei lavori di riparazione della Chiesa Madre, destinati ad ingrandirla e renderla più comoda per il popolo devoto e per le riunioni capitolari.

Spero che i documenti reperiti e riportati in copia diano la soddisfazione attesa. Le risposte sono date dagli atti conservati nell' Archivio Storico della Curia diocesana, che contengono in merito le notizie più ricche e interessanti: i verbali delle Visite Pastorali eseguite nel 1570 da Antonio Pùteo, arcivescovo di Bari, e nel 1593 da Giulio Cesare Riccardi, arcivescovo di Bari.

Lotto portico (Arco Franchini).
Via Madre Chiesa

La facciata della cappella vista da Piazza Umberto I
(Ricostruzioni a cura dell'Arch. Vito Laudadio)

Il verbale del primo, di cui si riporta lo stralcio, c'informa che il visitante, dopo aver compiuto il suo dovere, "ordina" al cappellano di "S. Matteo" (prima denominazione a comparire nei verbali delle Visite Pastorali) che

«se rifacciano le porte, se copra bene et in modo che non piova et se imbianca tutta la chiesa».

Dal verbale della Visita Pastorale del secondo, invece, si evince che, dopo aver eseguito quanto gli competeva, il visitatore segnala le seguenti "osservazioni" che costituiscono la soluzione d'alcune problematiche storiche:

«Non ha entrata alcuna, non ha peso di messe, eccetto dieci carlini l'anno per legato di Giovanni Paolo Colucci, con peso di venti messe l'anno, l'immagine è miracolosa, vi si conservano vinti quattro reli quie di diversi Santi, per il che vi è concorso et devozione. Sta in ordine di tutto quanto è necessario per celebrarsi la santa messa».«Dispone» altresì che «Il Rev. Arciprete, et il cappellano diputato, con quanta maggior diligenza si potrà, dovrà mantenere e con ogni poter loro, aumentare, et ampliare la divotione, che con grandissima nostra consolatione habbiamo trovato esser nella predetta cappella».

È la relazione scritta di propria mano dall'arciprete don Niccolò Ragona (1611-1649), che con il suo contenuto inaspettato ci fa apprendere notizie veramente interessanti e particolari.La relazione è conservata nell' Archivio Storico di S. Maria della Pace.
Il colore della carta è quello della cellulosa antica, i bordi dell'unica pagina sono consunti e molte parole sono scomparse sia per l'evanescenza de1l'inchiostro sia per la rovina dei margini del foglio; lo scritto è in italiano personalizzato, così come la grafia.
In essa così si legge:

«...È per me D. Niccolò Ragona Arciprete della Collegiata chiesa della Terra di Noja si fa relatione a vs. ill.ma come la Chiesa della MADONNA SANTISSIMA DEL SOCCORSO dentro la Terra di Noja non è DE JURE PATRONATO né tampoco tiene entrata nessuna, ma per quanto si dice dalli vecchi et detti vecchi hanno inteso dalli loro antipassati che detta Chiesa fusse stata la Madre Chiesa; et perché li padri di S.to. Vito di Polignano venivano in Noja a far la questua dimoravano alcuni giorni in detta chiesa, dove ci era una casucciola, che perciò detta chiesa la chiamavano essere di detti padri, et essendo venuto in Santa Visitatione la buona memoria di mons. Pùteo se la attribuì a lui et la diede in custodia al quidam Rev.do Giovanni Vito Petruzzo, canonico reverendissimo, il quale riedificò detta chiesa in questa forma che oggi si trova con le elemosine, essendo stata chiesa assai devotissima del popolo, et dopo il detto Giovanni, quidam (...) Rev. do Nitto, la diede mons. Pùteo a don Michelangelo de Scipio con la espe dizione delle bolle, et essendo poi venuto mons. Sanvitale an [...] Rev.do Vito Valeriano et affitto per dieci ducati l'anno, detta chiesa da detto mons. Sanvitale e per la devozione [...]».

f.to L' ARCIPRETE RAGONA

A causa della concessione in uso del manufatto, da parte della Curia Arcivescovile, alla congrega laicale, eretta nel XVIII sec. e titolata del "Soccorso", la cappella, titolata del Soccorso, entra a far parte del linguaggio comune nel paese con i nomi di Maria SS.ma Assunta in Cielo, della Madonna del Soccorso e del Purgatorio nel Soccorso.

* * *

In Noja intorno al 1615 si costituiscono alcune congreghe laicali. Nella piccola fabbrica, chiamata ormai ufficialmente del Succursum, si costituì la "Congregazione di Santa Maria del Soccorso", alla quale s'iscrissero la maggior parte dei chierici, appartenenti a famiglie benestanti. L'attività di questa congrega emerge dalla seguente corrispondenza tra la Curia diocesana, i dirigenti della stessa e l'arciprete di Santa Maria della Pace.
Il vicario generale pro tempore dell' arcivescovo del tempo (1616) concesse alla congrega di utilizzare per un anno la cappella per le sue riunioni.
Il successivo intento della congrega è dedotto dalla richiesta inoltrata all'arcivescovo per ottenere il rinnovo della concessione d'uso del manufatto e l'autorizzazione ad ampliarlo per le esigenze proprie e le comodità dei fedeli.
Il documento è costituito da un unico foglio manoscritto, nella scrittura temporale, ecco quanto è stato possibile leggere:

«Alla scadenza dell' ottenuto permesso: Gli infrascritti fratelli della Congregazione di Santa Maria del Soccorso della Terra di Noja supplicando fanno intendere a V.S. Ill.ma, come l'anno passato il Rev.mo Vicario Generale li concesse detta Cappella del Soccorso per erigere detta Congregazione e perché detto beneplacito, et assenso s'è perso, supplicano di nuovo V.S. Ill.ma si degni restar servito riconcedendolo: e perché ancora detta Cappella è molto piccola, et incomoda, e particolarmente quando ci vanno le processioni desiderano quella ampliare et accrescere, sì per loro particolari divotione, sì per comodità del popolo. Perciò la supplicano ch'anca in questo voglia concedere il suo beneplacito, et assenso, ch'oltre s'accrescerà la devotione et s'augumenterà detta Congregazione (Non è detto come fosse fatta la divisa della congrega, se ci fu).
Preghiamo N. Signore Iddio per V.S.
Io Giov. Angelo... Rettore, Giov. Tortellio I assistente, Giambattista Pausitano II assistente, Trisorio della pace, uno delli fratelli, Giov... De Russis uno dei fratelli, Don Cesare Moncelli Secretario, Giovanni Cristiano Candido fratello, Notaio Giovanni Tortello fratello, Giovanni Francesco Bellicose fratello, Giovanni Gerolimo Severino fratello, Domenico Durante fratello».

Il vicario arcivescovile, alla richiesta del rinnovo della concessione, così risponde:

«Per decreto di visita di mons. Decio Caracciolo, arcivescovo di buona memoria, appare la detta chiesa essere stata unita al Rev.do Capitolo di Noja, al quale i fratelli della Congregazione faranno la doman da, acciò possa, quindi il Rev.do Arciprete fare la sua relatione, perché questo Vicariato Generale possa adottare le solite processioni (prendere le solite de cisioni gerarchiche).

Data in Bari nel Palazzo Arcivescovile a' 20 maggio 1616.

Il Vicario Generale F.to Luigi Gesualdi».

* * *

Finito di raccontare le vicende originarie del manufatto, è necessario raccontare quanto riguarda l'arredo e le opere d'arte esistenti nella chiesa nel 1591, sotto la Rettoria di don Michelangelo de Fruscola o De Scipio, nominato rettore della

«Cappella della Madonna SS.ma del Soccorso, dentro detta Terra, consegnata a me Don Michelangelo Fruscula dal Rev.do procuratore della Camera, rettore da mons. Ill.mo et Rev.mo Antonio Pùteo Arcivescovo di Bari, come per commissione (nomina) firmata di sua propria mano sotto il dì 12 di giugno 1591».

Le sorprese non sono ancora finite; infatti, dal verbale della Visita Pastorale dell'arcivescovo Carlo Loffredi, fatta nel 1695, si apprende che nella chiesetta in questione era stato costituito anche il Monte del Purgatorio con molti iscritti, istituzione già esistente nella fabbrica della Madonna della Lama.

* * *

«Inventario e notamento» dei mobili redatti in presentia delli RR. di Don Cola Petrosino, don Pietro Angelo de Nitto et Donno Francesco Jacomo, mio sostituto sono i seguenti: In primis, nello altare maggiore di detta Cappella tutto di legno intagliato e indorato, v'è un quadro con il ritratto della Madonna SS.ma con il Bambino, che "dicono" essere la Madonna del Soccorso.In detto quadro ci sono due corone di cartone in sopra la Madonna e il Bambino ornate con due piastre d'argento,
item in detto quadro ci stanno attaccati vinti otto piastrette d'argento tra grandi et piccole con ritratti di uomini fatti per voto,
item otto altri voti similmente in piastrette d'argento in immagini di donne,
item una testa di uomo in un'altra piastretta,
item due altre piastrette d'argento per voto, una con ritratto di una gamma et l'altra con due gamme,
item una braccia in una piastretta,
item una mano in un'altra piastretta,
item vinti un paia di occhi in tante piastrette,
item due Agnus Dei incastrati in seta et argento filo falso, con li lori voti, item due cristalli piccoli di rocca uno quadro et l'altro tondo,
item un'altra collana falsa di perle minutissime con dieci et sette signali di argento et trenta tre passanti minuti,
item un'altra collana di passanti d'argento di numero cinquanta sette,
item tre paia di verghette d'argento falso, et quattro anelle del medesimo,
item una collana di perle negre false minutissime di undeci poste con li segnali di coralletti rossi,
item una lista intorno detto quadro lavorata di seta Cremesina,
item una collana di coralli rossi signalata di trenta passanti di argento,
item uno cinto di seta rossa et torchina con bottoni lavorati d'argento et oro,
item nove file di perle negre false minutissime,
item una sfilza di calamite negre grosse di numero 72,
item uno scolfione di seta .pardiglia et oro falso,
item uno taftà verde per coverta in detto quadro,due altri scolfioni lavorati a rete d'oro matto,
item un'altra sovra coperta di tela verde in detto quadro.

Sotto detto quadro ci è una cassetta con tre chiane (chiavi) delle quali una se ne serve il Rev. Arciprete, l'altra se ne serve il Procuratore della Camera e la terza serve per me donno Michelangelo, nella quale s'include un'altra cassetta di noce dentro la quale ci è il reliquiario con la sua serrina (=serratura) et chiave, dove son venti quattro reliquie di vari Santi».

 

 

 

 

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