PRESENTAZIONE
Già il titolo è una piccola provocazione "C’era una volta
il territorio costiero di Noicàttaro". Ma Giacomo Settanni ama
talmente Torreamare così come era, così come oggi sarebbe dovuta essere,
che non può che raccontarcela come una favola.
Perché Settanni ritiene uno sbaglio aver distaccato il Borgo da Noicàttaro
- che, in verità, non è che ne curasse più di tanto! - aggregandolo
a Bari nel 1934, ed ancora di più ritiene criminoso l’aver consentito
il disordine edilizio causato da un assurdo piano regolatore del Comune
di Bari che poco curò la naturale vocazione turistica della frazione.
Disordine aggravato dal cattivo gusto dei costruttori, che hanno perfino
create mansarde da ..... Dolimiti sulle amate sponde torreamaresi!
Ritengo questo lavoro del Settanni molto interessante, ricco di spunti
di riflessione sui documenti, che numerosi offre all’attenzione del
lettore.
E’ la storia minore di un piccolo borgo, che contava nel marzo del
1895 come popolazione fissa circa un centinaio di persone tra pescatori
ed impiegati della stazione. Ma già si contavano, d’estate, un migliaio
di villeggianti che vi si recavano " per le bagnature"!
I residenti si erano rinserrati intorno alla antica Torre, che sin
dal 13 marzo 1815 era stata chiusa per i fini di difesa cui era adibita.
In quella data, infatti, cessava il distaccamento dei "scelti", le
guardie, cioè, "che custodivano Torre Pelosa contro l’irruzione dei
barbareschi", per cui il Comune si riprendeva le 5 mante (coperte)
ed i 5 paglioni (materassi) in essa custoditi.
Il Decurionato di Noicàttaro aveva poi nel 1827 provveduto alla cessione
di proprie terre a diversi cittadini nojani, così avviando uno stabile
insediamento anche di piccoli proprietari terrieri che avrebbero dovuto
piantare "fico, viti ed altre frutta".
Allora i suoli valevano ben poco - la borgata era malarica - eppure
vi fu una certa gara con discussioni, vertenze, accuse, etc.
Giacomo Settanni ripercorre puntigliosamente le vicende del Borgo
in tutti i suoi aspetti civili, economici, sociali attraverso vari
documenti ripescati pazientemente dagli archivi. E come sempre avviene,
quando il passato vien quasi spiato dal buco della serratura, crea
malinconiche emozioni e non spenti rimorsi per quanto non si è fatto
per quel piccolo pezzo di terra e filo di mare, adagiato tra fichi
ad orlo di spuma d’onda e rocciose sponde dove si attaccava la cozza
pelosa - scomparsa ! - e fichi, e mura di pietre e antiche tombe e
grotte e una campagna appena coltivata, rasa dal maestrale.
L’indignazione del Settanni, poi, coinvolgerà il lettore è quando
descrive lo "scippo".
Il Podestà di Bari. Araldo di Crollalanza, avviò, nel 1927 il disegno
della Grande Bari proponendo la revisione della circoscrizione della
città per annettervi il territorio costiero da S. Spirito a Torreamare.
L’evento, ricordandosi anche le polemiche di Alberto Trulli, viene
evocato da Giacomo Settanni come sopraffazione politica che la popolazione
non desiderava. Invece pare che ci fu una vera e propria istanza dei
residenti a Torreamare per essere aggregati alla grande città, che,
a dire il vero, fino alla incontenibile esplosione della rapacità
speculativa degli ultimi anni, non diede molto fastidio al Borgo,
anzi tenendolo quasi come un suo segreto scrigno dove rifugiarsi di
tanto in tanto.
Con provvedimento dell’11 gennaio 1934 Torre a Mare (così il nuovo
definitivo nome al posto dell’antico Torre Pelosa) veniva aggregata
al Comune di Bari e con essa anche cento ettari del Comune di Triggiano
che si interponevano per saldare le popolazioni.
Vi è un ultimo esposto al Ministero dell’Interno di alcuni cittadini
di Noicàttaro "contro la protervia degli uomini politici infestanti
la vita della provincia barese", per invocare di "riallacciare la
figlia prediletta Torre Pelosa alla madre sua".
Ma il dado era tratto.Torreamare era di Bari. Un’altra ingrata madre!
Il lettore potrà leggere " C’era una volta......" come una favola
sì. Soltanto ricordando che la favola bella -anche se mai è esistita
- è finita da un pezzo.
Bisogna dare atto a Giacomo Settanni di aver dato un contributo serio
e appassionato alla storia della nostra terra e delle nostre genti.
Egidio Pani