Capitolo secondo
OPERE DI BONIFICA E DI DIFESA
DELLA SPIAGGIA
Il Comune si preoccupa fin troppo dell'avvenire della sua Borgata,
a tal punto da rinviare alcune opere di prima necessità nel
capoluogo, dovendo combattere contro le tenui risorse finanziarie
a disposizione.
Per risolvere il problema della salubrità dell'aria, decide
di avviare una serie di interventi di bonifica in alcune zone malsane
e paludose, fonte di frequenti casi di febbre malarica per residenti
e villeggianti, affidandone l'incarico ad alcuni tecnici
1. Risanamento della zona costiera
Primo in ordine di tempo, è l'ing. NENCHA, che nel 1898
licenzia la seguente relazione tecnica:
«RELAZIONE
INERENTE I LAVORI DI BONIFICA DEL VILLAGGIO "LA PELOSA"
Ill.mo sig. Sindaco di
Noicàttaro
La S.V. mi dava l'incarico di compilare una Relazione circa i lavori
di bonificamento necessari per purificare l'aria del villaggio "LA
PELOSA", frazione di codesto Comune, ove da alquanti anni in
qua le febbri malariche infestano naturali e villeggianti.
In seguito di che mi recai sul posto e, coadiuvato dal Consigliere
Santoro, feci una rapida ispezione del centro abitato.
Però, siccome qualunque anche minima opera di risanamento richiede
seri studi della località e lunga serie di osservazioni e d'induzioni,
così - stante l'urgenza della S.V. significatami -, anziché
stendere una formale relazione, mi limiterò ad esprimere alla
buona in questa lettera le mie idee , che potrebbero essere anche
le mie impressioni.
Le cause che producono la malaria nel villaggio di Torre Pelosa pare
che siano due:
1°- La putrefazione dell'alga marina, la quale, spinta a secco
dalle onde, parte viene raccolta dai naturali e viene accatastata,
parte trasformata in concime sul posto.
2° - La presenza della piccola duna ad Est delle casette dei marinai
(pescatori), prodotta dalle alluvioni del torrente secco detto Lava
(=lama) di Giotta - Milella.
Parlerò brevemente di queste due cose ed accennare ai mezzi
definitivi e provvisori adatti a rimuoverle.
L'ALGA
È noto che lungo la costa del nostro Adriatico, per l'azione
dei venti e delle correnti marine, viene spinta verso terra una enorme
quantità di alga, la quale, dove la spiaggia è bassa,
rimane a secco e, putrefacendosi, spande nell'aria intorno i principi
infettivi.
Ma, dove con predilezione si accumula grande quantità di quell'alga,
è nei piccoli seni di mare, scavati per lo più fra spiagge
alte, da scoli di acque pluviali e rivolti in direzione opposta al
vento dominante.
Precisamente in queste condizioni vi sono ad Ovest del Villaggio di
Torre Pelosa due piccoli seni (=insenature) di cui il principale,
quello ad Ovest, denominato Cala Infetta, (in gergo locale Calafett)
può dirsi il collettore di tutta l'alga di quei paraggi.
Questo vegetale marino, ricco di soda , viene avidamente raccolto
dai naturali, ammonticchiato sulla spiaggia alta e venduto a suo tempo
come ingrediente di concime, ma finché la vendita non avviene,
resta all'asciutto, fermentando lentamente nell'interno del cumulo
o del monticello.
Ma quei pescatori di Torre Pelosa fanno anche di più: anziché
contentarsi di vendere la semplice malaria, prima si danno alla fabbricazione
del concime, mescolando all'alga le deiezioni animali e facendo il
tutto macerare entro talune buche che trovansi qua e là sparse
per la spiaggia, parte naturali, parte scavate ad arte.
Gli effluvi di quella piccola industria non possono non essere nocivi
alla salute degli abitanti sia permanenti che temporanei del ridente
Villaggio.
Quali i rimedi per rimuovere questa prima causa di malaria?
Ve n'ha di due specie: rimedi radicali, i quali, importando una spesa
considerevole, non possono essere praticati senza l'aiuto di Enti
superiori (Governo, Provincia), rimedi transitori, che sono più
economici e più possibili per le modeste finanze di un Comune
come Noicàttaro.
Nel caso in esame , il rimedio di colmare i due piccoli seni di mare
ove l'alga affluisce mediante una gittata di scogli fino a raggiungere
il battente d'acqua di circa un metro, ma in questo, che sembra una
operazione tanto semplice quanto efficace, l'occhio tecnico vi scorge
delle difficoltà non disprezzabili. Perocché è
da considerare che quell'avvallamento ( parlo specialmente della Cala
infetta), che ha invitato il mare ad insinuarsi alquanto dentro, non
è una conformazione casuale che possa sopprimersi a cuor leggero,
ma essa ha le sue ragioni di essere ed ha le sue funzionalità.
La Cala Infetta deve considerarsi come la fine di un minuscolo
torrente, il quale, sebbene la maggior parte dell'anno sia secco,
pure nei tempi di forti piogge, scarica nel mare considerevoli masse
d'acqua. Or egli è appunto di questo passaggio di acque fluviali
che il progettista deve preoccuparsi nel proporre la colmata della
Cala Infetta; egli dovrà determinare la portata di massima
piena, desumendola dal bacino collettore delle linee di massima pendenza
ecc., per poter proporre una qualsiasi opera d'arte, la cui presenza
non contraddica allo scopo principale della bonifica.
Non è difficile intuire che tanto la compilazione del progetto
quanto la esecuzione di quei lavori, i quali ora non si possono che
intravedere, hanno bisogno di larghi mezzi economici.
Entrando invece nel campo più modesto e più accessibile
alle finanze di codesto Comune, gli antichi rimedi tecnici acquistano
il carattere di provvedimenti di pubblica igiene e si riducono a questi:
a)- Impedire che si facciano accumulamenti di alghe marine sulla spiaggia
od altrove entro il raggio di due km. dal centro del Villaggio.
b)- Proibire severamente la confezione del concime entro lo stesso
raggio ed all'uopo colmare tutte le buche naturali ed artificiali
che si trovano sulla spiaggia.
LA DUNA
Il Villaggio di Torre Pelosa è limitato a levante dal torrente
secco denominato la Lama di GIOTTA-MILELLA, la quale, ben più
importante dell'altro che si scarica nella Cala Infetta , assume nei
momenti di piena le funzioni di un vero torrente impetuoso. Esso,
per la natura rocciosa dei terreni che attraversa e per le pendenze
longitudinali abbastanza sentite, trasporta al mare grossi blocchi
di pietre e ciottoli di tutte le dimensioni e, seguendo la legge generale
di tutti i torrenti e fiumi, tende ad innalzare il suo letto verso
la foce, la quale si protrae sempre più verso il mare.
È in conseguenza di questa legge che i detriti del torrente di Torre
Pelosa hanno circoscritto, verso la sponda destra, una zona di mare
della superficie di circa mezzo ettaro, la quale costituisce la piccola
duna.
Cotesto specchio di acqua, il quale, sebbene isolato dal mare da questo
sotterraneamento, viene alimentato subendone le fasi di alta e bassa
marea, costituisce senza alcun dubbio il fomite principale dell'inquinamento
dell'aria del Villaggio, perché, non solo visi verifica il ristagno
dell'acqua marina, per la cui evaporazione una larga superficie di
terreno resta all'asciutto per effetto della bassa marea; ma nelle
epoche di piene del torrente avviene il mescolamento dell'acqua dolce
con la salata, cosa che dagli igienisti viene ritenuta causa precipua
della malaria.
Anche qui si presentano due specie di rimedi: definitivi e provvisori.
Il rimedio definitivo sarebbe la sistemazione della foce del torrente
e delle adiacenze; il rimedio provvisorio sarebbe la semplice colmata
della zona di terreno tra la duna e il letto del torrente. Il progetto
delle opere stabili e definitive per rimuovere le dette due cause
di malaria non potrebbe non includere la sistemazione del Villaggio
e dell'intera spiaggia che si stende fra la Cala Infetta e la foce
del torrente Lama di Giotta - Milella.
Sicché - riassumendomi - , qualora il Municipio di Noicàttaro volesse
attenersi ai mezzi radicali, dovrebbe ordinare la compilazione di
un piano regolatore di ampliamento, di risanamento e di bonifica del
Villaggio e della spiaggia di Torre Pelosa; qualora, poi, volesse
attenersi ai mezzi provvisori per provvedere alla soluzione delle
sole urgenze, dovrebbe colmare la zona del letto torrentizio posta
a monte della duna e le varie buche che si trovano sulla spiaggia
e severamente proibire il deposito dell'alga nei modi sopra accennati.
Bari, 15 agosto 1898
F.To ing. P.A. NENCHA».
Un altro progetto reca la firma dell'ing. DE VINCENTIS.
Eccone la sua relazione:
« Lavori di
bonifica nella borgata torre Pelosa
Ho il pregio di presentare alla S.V. Ill.ma il progetto di sistemazione
del piazzale all'esterno di Torre Pelosa con i relativi disegni e
computi metrici e con la perizia estimativa dei lavori all'uopo necessarii.
Credo utile esporre qui brevemente i criteri che mi hanno guidato
nella compilazione del progetto avente il duplice scopo di rendere
uniforme la pendenza del piazzale suddetto e di togliere una causa
d'infezione a quella borgata tanto frequentata all'epoca della stagione
balneare.
Esiste, infatti, in prossimità dell'abitato di Torre Pelosa
e lungo la spiaggia una piccola insenatura, ove raccolgonsi in gra
copia le alghe quando il mare è agitato, rimanendo, poi, ammonticchiate
sulla spiaggia stessa ed esposte ai raggi solari. Dalla putrefazione
di queste alghe si sviluppano miasmi che riescono nocivi alla salute,
essendo causa di frequenti infezioni malariche.
Ora tale inconveniente non può essere eliminato se non colmando
completamente l'insenatura anzidetta e proteggendo il riempimento
eseguito con opportuna gettata di massi calcarei a visa(=guisa) di
scogliera.
Il progetto che presento provvede innanzi tutto a questa necessità.
Se non che, mancando sopralluogo il materiale sciolto per il riempimento
(dappoiché, tutta la spiaggia è costituita da roccia
tufacea nuda), è mestieri procurarsene con opportuni tagli.
Prendendo occasione da tale bisogno, ho immaginato di prelevare detto
materiale dal piazzale esistente all'estremo limite del caseggiato
di Torre Pelosa verso il mare, regolarizzandone il livello generale
del piazzale ed adiacenze redigendo la planimetria (alligato A),
sulla quale con curve isometriche di 10 in 10 centimetri ho segnato
l'andamento del terreno, mentre i numeri in nero rappresentano le
quote dei punti battuti (oltre 630) riferite al livello del mare della
vicina spiaggia (alle ore 11,00 dell'11 settembre 1898 col mare in
calma.
Dalla stessa planimetria emerge che il piazzale è attualmente
attraversato dall'ultimo tratto della strada, la quale, proveniente
da Noicàttaro, e dopo attraversata Torre Pelosa, si prolunga
con tracciato sinuoso, con pendenza varia fino al mare.
Ho creduto opportuno di correggere l'andamento di quest'ultimo tratto
si strada, facendogli, con ampia curva circolare, costeggiare il piazzale,
il quale, per tal modo, resterà delimitato a Sud, ad Ovest
ed a Nord dalla curva stradale ed a levante dall'ultima linea delle
case.
Dalla parte di mezzogiorno verso l'abitato di Torre Pelosa la superficie
del piazzale scende attualmente con pendenza assai ripida, che difficilmente
avrebbe potuto modificarsi senza forti tagli ed ingenti spese. Ho
creduto perciò opportuno costituire da quel lato uno scoglione
dell'altezza media di metri 11,00, costituendo nella parte sud fra
strada e le case un secondo piazzale superiore di forma pressoché
triangolare sostenuto a valle da apposito muro, coronato a sua volta
da parapetto alto metri 0,50. Fra questo piazzale e le case contigue
ho creduto inoltre lasciare un passaggio di metri 3.00 per i pedoni
che dalla parte superiore della strada volessero recarsi direttamente
al piazzale inferiore, senza girare per la rotabile. Questo passaggio
avrà la pendenza dell'8 e 1/2 per cento, siccome rilevasi dalle
quote dell'alligato B nel quale trovansi pure inserite tutte
le quote del piazzale inferiore dopo la sistemazione.
Quest'ultimo avrà la sua linea d'impluvio a 15 metri a ponente
dell'ultima isola di case e parallelamente a queste, detta linea,
partendo dal muro di sostegno del piazzale superiore, scenderà
uniformemente verso il mare. Da questo impluvio il livello del piazzale
salirà tanto verso le case a levante quanto verso il nuovo
ciglio della strada. Da quella parte l'ascesa sarà dell'uno
per cento; da questa del tre per cento scenderà ,invece, con
livelletta costante e del 6 per cento, svolgendosi per metri 114 dal
punto in cui incomincia la correzione fino all'estremo limite delle
case. Il raggio della parte circolare di essa sarà di circa
30 metri.
La larghezza costante del nuovo tratto sarà di metri 5,00,
la sagoma stradale sarà quella usuale denominata a schiena
d'asino.
Le disposizioni sopra accennate emergono oltre che dalle planimetrie,
alligati A e B, anche dall'alligato D ove trovansi riportate
alcune sezioni.
Non si è creduto necessario riportare tutte quelle che sono
servite di base ai computi metrici dei movimenti di terra , stante
la loro semplicità.
Nel compilare il progetto che si presenta, si è avuto di mira
di regolare i rapporti fra le anzidette pendenze in maniera da ottenere
dopo la sistemazione una quantità di materiale dai tagli pressoché
sufficiente al riempimento della insenatura sopra accennata.
Questa ,infatti, ha dalla bocca (ove verrebbe gettata la scogliera)
fino alla roccia a picco circostante, una superficie complessiva di
mq. 352 (stante l'irregolarità della forma, si è creduto
più opportuno rilevare questa superficie con ripetute misure
col planimetro Amsler), di cui mq. 256 coperta dalle acque e mq. 96
attualmente a secco. Dando al riempimento l'altezza media al centro
di mq. 2,30 (oltre mt. 0,60 in media parte che rimarrà sommersa),
si avrà una cubicità totale di riempimento di mc. 963,20,
la quale si ridurrebbe a mc. 857,60, ove l'altezza del riporto venisse
limitata a mt. 2,00 al di sopra del livello del mare.
Dal computo metrico dei movimenti di terra (alligato C) rilevansi
le seguenti cifre:
Scavi
- Riporti
|
Sc. |
Ri. |
Per la sistemazione
del piazzale superiore
|
11,36 |
22,33 |
Per la sistemazione
dello stradello laterale al precedente
|
29,57 |
-- |
Per la sistemazione
del piazzale inferiore
|
902,85 |
41,28 |
Per la correzione
della strada
|
106,51 |
161,42 |
Totali mc.
|
1.050,29 |
225,030 |
Restano disponibili
per il colmamento della insenatura mc. 825,26.
Adunque, limitando in quest'ultima l'altezza del riempimento a mt.
2,00, occorrerebbero soli mc. 32 circa di materiale suppletivo, che
in gran parte verrebbe compensato dall'aumento di volume che si verifica
negli scavi.
Ciò nulla meno ho supposto in progetto che l'altezza del riempimento
sia in media di mt. 2,30 e ciò per rendere meno ripida la pendenza
fra il ponte esistente sulla strada e l'insenatura, evitando così
che il terreno di riporto venga asportato dalle acque piovane.
Ed allo stesso scopo ho pure prevista la costruzione di un muro a
secco dello spessore di mt.1,50 alla bocca dell'insenatura, alto quanto
il riempimento. Non sarà per altro difficile né costoso
il materiale suppletivo necessario (mc. 138 circa) con opportuni tagli
tendenti a correggere la pendenza della linea d'impluvio, che dal
ponte scende verso l'insenatura. A tal uopo ho segnato nella planimetria
(alligato B) le quote di questa linea d'impluvio e ritengo
superflua qualsiasi spiegazione al riguardo.
Così pure ritengo superfluo ogni schiarimento sull'alligato
C contenente il computo metrico dei movimenti di terre.
Noto solo che, allo scopo di non rendere eccessivamente voluminoso
detto alligato, ho omesso gli elementi dei calcoli per ottenere le
aree delle singole sezioni, riportandone senz'altro la superficie
complessiva.
Nel successivo alligato D presento infine la perizia sommaria
della spesa occorrente, il cui importo ascende a Lire 4.600,00.
Nel fissare i costi relativi a ciascun lavoro, mi sono, senza istituire
particolareggiate analisi, attenuto ai prezzi e mano d'opera correnti
nei vicini paesi, prezzi da ritenersi sufficientemente rimunerativi,
ove si pensi che la parte principale del lavoro è costituita
da tagli e riporti, per i quali la mano d'opera è oggi giorno
abbastanza limitata.
Io mi lusingo di avere col presente progetto risoluta la duplice questione,
che fu oggetto dei miei studi in modo economico e rispondente ai desideri
di Cotesta on.le Amministrazione; e sarò lieto se la S.V. Ill.ma
vorrà, dopo le approvazioni imposte dalle Leggi vigenti, ordinare
la sollecita attuazione di quest'opera.
Bari, 2 ottobre 1898
F.to ing. MICHELE DE VINCENTIS».
Esiste anche un terzo progetto, redatto dal geom. SCIANNAMEO:
«Relazione
Lavori di bonifica a Torre Pelosa
Ill.mo Sig.Sindaco di
Noicàttaro
Invitato dalla S.V. Ill.ma ad elevare uno schizzo planimetrico della
nostra costa di Torre Pelosa ed a riferire circa le opere occorrenti
a portare un normale miglioramento igienico ed economico agli abitanti
di questa frazione del nostro Comune, mi sono recato sul luogo e,
dopo opportunamente rilevato la parte di territorio contenente l'abitato
di Torre Pelosa e buon tratto della ridente scogliera, ho portato
le mie indagini sulle condizioni in genere dell'abitato e da questa
serie di osservazioni ed induzioni m'è risultato quanto mi
pregio riferirle:
Come è noto, Torre Pelosa è costituita di un gruppo
di trulli costruiti vicino alla foce del torrente alluvionale Lama
di Giotta, che limita il Villaggio dal lato di levante, che si
è in breve periodo di tempo trasformato in vero e proprio paesello
che si va man mano ampliando dai naturali del luogo, che dai trulli
si sono trasferiti in più comode abitazioni; dagli abitanti
di Noicàttaro, chiamati dalle chiare acque a passare in Torre
Pelosa buona parte dell'anno.
Sicché, questo ameno Villaggio sarebbe destinato ben presto
a divenire una buona borgata, se ragioni economiche e frequenti casi
di malaria non avessero arrestato questo spontaneo sviluppo.
Ed invero, per quanto riguarda l'igiene, le passate Amministrazioni
constatarono gli inconvenienti che verrò esponendo e si fecero
dovere do riferirne alle autorità superiori per essere aiutate
nelle opere di risanamento; ma disgraziatamente nulla se ne fece.
Voglio sperare che ora, essendo gli effetti delle medesime cause divenuti
più gravi e compromettondosi soprattutto il benessere economico
della popolazione, L'Amministrazione, con l'aiuto delle autorità
superiori, possa riuscire nell'intento di rimuovere definitivamente
le cause di tanto danno. Io non mi sono stato a farLe una dettagliata
relazione, ma solo accennerò alle cause che producono la malaria
in Torre Pelosa, essendomi noto che altri tecnici in precedenza trattarono
ampiamente tale argomento, e vi aggiungerò alcune mie vedute
che potranno, se attuate, conciliare le esigenze della pubblica sanità
con gli interessi economici di quegli abitanti.
Come Le è noto, le cause della malaria sono dovute alle alghe
marine raccolte in due importanti insenature aperte in direzione opposta
al vento dominante di Greco e chiamate Cala Chiancarello e Cala Infetta
, alghe che dai poveri marinai vengono ritirate dal lido ed ammucchiate
lungo la costa, onde metterle in commercio come concime in vista di
una certa potenzialità alcalina di esse.
Altra causa della malaria è il ristagno di acque formato dalla
duna del torrente Lama di Giotta , che, seguendo la legge generale
di tutti i corsi d'acqua, rialza con ciottoli trasportati dalla corrente
il suo letto vicino alla foce, i quali, per essere in comunicazione
sotterranea col mare, diventano dei veri focolai d'infezione malarica.
Vari furono i rimedi suggeriti dai tecnici, che in precedenza si occuparono
di bonificare questa plaga; ma rimasero sempre sotto forma di pure
aspirazioni non solo perché richiedevansi forti spese, non
certo sostenibili, dall'esausto Comune di Noicàttaro, ma perché
presentavano anche delle difficoltà tecniche di una certa importanza.
Trattavasi di colmare con massi artificiali calcarei le due insenature
suddette in modo che le alghe, non trovandovi più rifugio,
fossero riprese dalla corrente che le avrebbe allontanate dalla nostra
costa. Questo rimedio, oltre ad essere dispendioso, mancando sul luogo
l'enorme quantità di materiale richiesta, era, per quanto riguarda
CALA INFETTA , da ritenersi impossibile, giacché questa
non è una conformazione casuale della costa e non si può
con leggerezza sopprimere.
Essa deve sempre rispondere alla sua funzionalità per essere
la foce di un piccolo torrente che, quantunque ridotto quasi a secco
dalle opere statali compiute sul suo letto, pure non è da trascurarsi
e da sopprimersi del tutto, potendo nei casi di massima piena procurare
delle fatali conseguenze.
Ritengo, per quanto ho brevemente esposto, inutili e dannosi i lavori
di colmata e devesi ricercare per altra via la soluzione degli inconvenienti
Gli abitanti di Torre Pelosa, essendo, come innanzi accennato, dediti
esclusivamente alla pesca, donde traggono i mezzi di sussistenza,
sono obbligati con le loro piccole barche a costeggiare il lido, non
potendo da esso allontanarsi, giacché in caso d'improvvisa
burrasca il loro ritorno ed approdo alla costa, dominata dai venti
di Tramontana e di Greco, sarebbe irto di pericoli sia per la poca
resistenza che i loro minuscoli legni potrebbero opporre alla forza
delle onde, sia anche perché, accostandosi al lido e quivi
mancando di un qualsiasi rifugio, sarebbero sbattuti contro la scogliera
che corona questa costa.
Date queste condizioni di cose, i poveri marinai sono obbligati a
tentare la pesca solo nei periodi di mare assolutamente calmo, mentre
nei periodi in cui esso è per poco agitato, non solo rimangono
senza lavoro ad attendere la calma, ma devono affrettarsi a salvare
le loro barche tirandole a secco sulla spiaggia.
Questa importantissima ragione è la sola causa della miseria
di questa popolazione, di cui gran parte è obbligata ad abbandonare
la propria terra per cercare in regioni straniere i mezzi di sussistenza.
Tenuto quindi presente che la nostra costa è naturalmente difesa
dai venti di Ponente a mezzo del braccio che dalla Grotta della Regina
va sino alla Punta della Penna, si tratterebbe di " difenderla",
con opere foranee, dai venti di Maestro, Settentrione e Greco,
il quale è il vento dominante.
Dopo aver perciò ispezionata la costa, son venuto nella determinazione
di ritenere il bacino formato dalla punta della Cancelleria e dall'estremo
Ovest della piccola duna quello che meglio si presta ad essere difeso
per formare un piccolo rifugio alle barche peschereccie. Tale difesa
si otterrebbe facilmente costituendo un piccolo molo che dalla punta
Ovest della duna si protendesse in mare nella direzione Est - Ovest.
In questo punto tale costruzione è conveniente per trovarsi
quivi il fondo a poca profondità mentre, poi, il bacino risultante
ed il tratto di mare che verrebbe a formare la bocca avrebbe la profondità
di 3° 4 metri, bastevole per l'ormeggio ed il pescaggio di qualsiasi
imbarcazione peschereccia.
In questo modo, mentre da un lato si rialzerebbero le sorti di quella
popolazione assicurandone la vita, si permetterebbe loro di tenere
mezzi di maggior portata, invece delle attuali barchette; si risolverebbe
certamente il grave e difficile guaio della malaria giacché
le alghe, non potendosi più raccogliere nelle cale, sarebbero
riprese dalle correnti e trascinate altrove.
Nel contempo, con la sistemazione della foce del torrente (che non
può importare una grave spesa), si eliminerebbero i fattori
della malaria e si risanerebbe una spiaggia, che per la sua incantevole
posizione rivaleggia con le migliori stazioni balneari dell'Adriatico.
A maggior schiarimento di quanto mi son pregiato comunicarLe, alligo
uno schizzo topograficico del luogo portante le principali indicazioni.
Della S.V. Ill-ma devotissimo
Noicàttaro, 20 gennaio 1909
F,to geom. Francesco Sciannameo».