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1. Vertenza con Cesario laterza e Annibale Antonellis per l'arbitraria occupazione del terreno comunale

Il Sig. Cesare Laterza, imputato di aver occupato abusivamente una zona di suolo sul lido di Torre Pelosa, al fine di evitare la vertenza giudiziaria col Comune, invia nel marzo del 1838 all'Intendente si Bari una istanza con la quale propone di acquistare il suolo del Comune di Noja da lui abusivamente occupato e, pertanto, propone di impegnarsi a versare subito all'erario comunale tre ducati di argento e a rimborsare tutte le spese che il Comune dovrà sopportare per l'accertamento dell'esatta superficie del suolo da acquistare, nonché quelle occorrenti per la idonea sistemazione della zona interposta tra il muro di recinzione e la spiaggia per il comodo passaggio dei cittadini.
Il Decurionato, reso pienamente edotto dalla relazione fatta dai Decurioni incaricati dell'accertamento in loco della convenienza sell'accettazione della proposta del Laterza, ad unanimità la approva (Del.ra Dec.le 7 aprile 1838). Sindaco Nicola Crapuzzi, nella seduta del 25 febbraio 1852, informa il Decurionato sulla sentenza di I grado del Tribunale di Trani circa la vertenza tra il Comune e il sig. Antonellis, a causa dell'usurpazione da parte di quest'ultimo del diritto di proprietà sul terreno di proprietà comunale incolto intitolato "S. Nicola alla Marina" (Torre Pelosa). La sentenza fu favorevole all'Antonellis, ma la sua vittoria fu solo effimera.
Nella seduta del 28 gennaio 1853, infatti, il Sindaco richiama l'attenzione del Decurionato proprio sulla «causa pendente innanzi al Tribunale Civile di Trani tra il Comune di Noja e l'Antonellis, per la revindica del fondo erboso in contrada Torre Pelosa indebitamente occupato».
Nel confermare a difensore civico l'avvocato Campione, il Decurionato esprime la volontà di riprendere la causa contro le sue accertate "millanterie" e i falsi rilievi topografici fatti eseguire dai suoi periti per dimostrare a tutti i costi i suoi diritti di proprietà su quel suolo comunale.
Annibale Antonellis, all'epoca, era un decurione del Comune di Noja insieme all'avvocato Alessandro Bari.
Agendo in questo modo, forse, l'Antonellis, discendente della nobile famiglia Antonelli di Rutigliano, aveva voluto vendicarsi nei confronti dei Nojani per le angherie subite dalla sua casata, quando il Ducato di Noja era gestito dai Carafa. D'accordo con il cognato Alessandro Bari, aveva tentato in tutti i modi, legali e non, di fare la "festa" al Comune con l'impossessarsi del terreno comunale "S. Nicola" in Torre Pelosa, anche se dovette affrontare un giudizio abbastanza oneroso.
Il Comune di Noja, difeso per l'occasione dall'avvocato Nicola Campione (fratello di Michele, esercente in Trani) coniuge di donna Rachele Demattia, nonché Decurione e per alcuni trienni, Sindaco dello stesso Comune, viene condannato in contumacia dalla Corte dei Conti di Napoli, perché il suo difensore non si era presentato all'udienza.
Il Decurione Alessandro Bari prende subito le difese del cognato Annibale Antonellis, facendo presente al Decurionato che, qualora il Comune avesse avuto ragione, il cognato sarebbe finito sul lastrico, mentre per il Comune, possedere o non possedere quel fondo sarebbe stata la stessa cosa.
Tesi molto peregrina, questa!
L'Antonellis aveva certamente intuito che quel fondo comunale, trovandosi in una posizione favorevole all'utilizzo come suolo edificatorio, avrebbe in questo caso certamente risolto la sua posizione economica fallimentare.
Gli anni durante i quali si svolge la causa tra i Tribunali di Bari, Trani e Napoli sono molto difficili per il Comune di Noja.
La parola "fine", seppure a suo favore, gli dà un magrissimo beneficio economico.
Infatti, con la vendita scriteriata del terreno, l'erario comunale non solo non introita le spese sostenute per il giudizio, ma, come nella storiella dei due litiganti, interviene lo Stato, che pretende di fare la parte dell'asso pigliatutto.
La vendita delle sezioni di suolo operato in Torre Pelosa è stata sempre intrallazzata da cittadini e Consiglieri Comunali nojani, dal momento che le numerose richieste di acquisto di sezioni di suolo venivano condizionate dalla procedura consentita dalla Legge di intestare a persone da indicarsi al momento della stipula dell'atto.
Solo molto tardi il Comune si rende conto che l'incetta delle sezioni di suolo è stata una operazione speculativa dei richiedenti, i quali trattavano poi sotto mano con gli acquirenti definitivi.
L'avventura del sig. Bonaventura iniziò nel 1850. Ma ancora oggi, alle soglie del 2000, queste cose si verificano continuamente.
Nel consultare il voluminoso carteggio tra il Comune e l'Antonellis, sono rimasto veramente scioccato di fronte al comportamento incoerente di alcuni Amministratori responsabili della Cosa Pubblica e della Giustizia.
Addirittura si arrivò a sostenere, senza peraltro provarlo, che il fondo comunale "S. Nicola" fosse pervenuto all'Antonellis dall'eredità paterna.
Quando, invece, si accertò che il fondo denominato "La Barese" (dell'Antonellis) era distante 1 km. dal terreno del Comune, l'Antonellis ne inventò un'altra: sostenne di averlo acquistato da diversi proprietari, senza, però, poter esibire i corrispettivi atti notarili. Insomma, una balla enorme che implicò tutti: periti, avvocati, magistrati, e Consiglieri Comunali.
Si arrivò addirittura all'assurdo (opportunamente valutato): e cioè che il Comune per ridivenire padrone del terreno "S. Nicola", avrebbe dovuto sborsare a favore dell'Antonellis oltre 600 ducati, quale rimborso spese per lavori di coltivazione (mai eseguiti, poiché il terreno era incoltivabile).
Per far fronte alla richiesta di tale risarcimento spese, il Comune avrebbe dovuto gravare la popolazione di altri balzelli.
In questa fase della novella, patrocinatore dell'Antonellis è l'avvocato don Dionigi BARI, coadiuvato dall'avvocato Degni, curatore degli interessi dell'Antonellis.
Questi costituiscono un gruppo di creditori dell'Antonellis e di suo cognato Bari ed avviano proprie azioni di recupero dei loro crediti vantati nei confronti del Comune.
Considerata, però, inefficace tale iniziativa, ritengono di mettere in atto un'azione più incisiva, nominando successori dei crediti dei due cognati i signori Piccirilli e Petruzzi, i quali subito iniziano un'azione legale atta a far sequestrare tutto il patrimonio comunale.
Pur restando il Comune soccombente in questa fase della contesa, l'avvocato Campione si oppone all'accettazione da parte del Comune della decisione giudiziale sostenendo che, con la presentazione delle prove testimoniali da lui reperite, tutte le pretese avanzate a suo danno non sarebbero potute non cadere
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Intanto, nella seduta del 5 febbraio 1857, dopo una lunghissima esposizione fatta dal sindaco Giuseppe Positano, il Decurionato prende atto dei fatti avvenuti a partire dal 1846 per la causa contro Annibale Antonellis per l'usurpazione del suolo comunale "S. Nicola" in Torre Pelosa; inoltre, esamina le giustificazioni del comportamento poco coerente dell'avvocato Campione, difensore del Comune, che in questa intricata vicenda è rimasto piuttosto soccombente.
Però l'Amministrazione comunale, non intendendo chiudere la vertenza, perché ritiene giusta e santa la causa intentata, decide di affiancare all'avvocato Campione, per una migliore difesa dei suoi interessi, l'avvocato Savoia, con la previsione che, se la cosa non fosse gradita all'avvocato Campione, questi rimanga" surrogato"