I FRUTTI SPIRITUALI DELLA PASTORALE GIOVANILE
Incremento del settore maschile dell'A.C.I.
Mentre la guerra infuriava su tutti i fronti della
nostra penisola, quasi tutti i dirigenti maschili delle varie associazioni
parrocchiali ,tra cui il Presidente dell'Azione Cattolica maschile
Mimmi Ciavarella, che era stato destinato a Grottaglie (Br) nell'aeronautica.
Furono costretti a partire per servire la Patria.
Una mattina di dicembre del 1941, a Bari , dopo la solita breve
visita nella vicina Chiesa di S. Antonio, che facevo con Franco
Colucci prima di entrare nella scuola, questi mi rivolge un insolito
invito: "Giacomo, vieni in parrocchia.
L'arciprete ti vuole conoscere: Sai abbiamo bisogno di qualcuno
che prenda il posto di Mimģ Ciavarella alla guida dell'A.C. maschile,
ed io ho pensato a te".
"Ci vediamo stasera", risposi. E quella sera stessa mi incontrai
con il paterno sorriso di don Servidio, al quale, tout court, confermai
la mia totale disponibilitą alla parrocchia. Sotto don Servidio,
l'A.C.I. (Azione Cattolica Italiana), gią denominata G.I.A.C. (Gioventł
Italiana di Azione Cattolica) quando era ancora formata da soli
giovani, nella nostra parrocchia riuscģ a raggiungere, nel settore
maschile, la considerevole quota dei trecento iscritti, alla cui
guida, come assistente spirituale, fu per alcuni anni don Francesco
Perna.
L'Associazine si componeva del gruppo Giovani, diretto dal presidente
della stessa, e del gruppo Aspiranti (ragazzi dai 7 ai 15 anni),
il cui "delegato" era il mio amico Franco Colucci. Il gruppo Adulti,
ormai smembrato ed impoverito dalle numerose partenze per il fronte,
si era nel frattempo sciolto, confluendo quasi interamente nella
Conferenza di S. Vincenzo, un'Associazione caritativa a livello
locale nata nel 1942 presso la chiesa della Madonna della Lama con
il beneplacito dei PP. Agostiniani. [25]
La costituzione di questa Associazione morale, validissima per gli
intenti con cui sorse, addolorņ molto don Servidio non tanto per
la perdita dei suoi parrocchiani quanto per l'offuscamento dell'immagine
unitaria della Chiesa locale e di funzione guida della Parrocchia
nella vita socio - religiosa del paese.
Non era gelosia, la sua, tanto č vero che non impedģ ai suoi giovani
di partecipare anche alle iniziative dei PP. Agostiniani, ai quali,
invece, in cuor suo, rimproverava la scarsa collaborazione con la
parrocchia. [26]
Molto presto l'Associazione cambiņ sede, trasferendosi dai locali
a piano terra di Palazzo Macario (Corso Roma, 71) ai locali su piano
rialzato di un vecchio stabile di Via Madonna delle Grazie, civico
39, proprio nel cuore del centro storico [27],
a due passi dalla chiesa Madre.
La nuova sede, che per necessitą sarą utilizzata in diverse occasioni
anche dall'A.C. femminile, il cui luogo ufficiale di riunione era
la chiesa Madre, sorgeva in fondo ad una viuzza cieca lastricata,
fatta di basole in pietra sgangherate e consumate per l'usura.
Una scaletta esterna composta di dieci scalini in pietra, tuttora
esistente, conduceva alla porta d'ingresso. Al suo interno, su una
parete, don Servidio fece appendere un grande quadro (cm.98 x 68)
con l'effige di S. Giovanni Bosco, patrono dell'A.C. maschile (gli
Aspiranti, invece, erano affidati alla protezione di S. Domenico
Savio), che attualmente orna una parete della rivoluzionata sacrestia
della chiesa Madre.
Questo fatto fu molto importante per me , che, come ex allievo del
Collegio Salesiano di Soverato Marina (CZ), avevo assimilato molto
bene il motto di don Bosco riportato sul teatrino del collegio,
che recitava: Ridendo castigat mores.
Guardia Rossa [28]
: l'unica recita fatta dalla G.M. d'A.C.
Nella primavera del 1943, don Francesco Perna, ritenendola
un'esperienza utile e agevole dal punto di vista formativo, riuscģ
ad organizzare ed a preparare con i giovani e i ragazzi una recita
dal titolo - apparentemente provocatorio - Guardia Rossa, l'unica,
che io ricordi effettuata dalla G.M. nei primi cinque anni del mandato
pastorale di don Servidio. In un primo momento, nel sospetto che
il suo contenuto sapesse di "rosso" (comunismo) e quindi politicamente
offensivo nei confronti del regime fascista, la rappresentazione,
che doveva andare in scena nel teatro cittadino di Via Carmine,
civico 72, venne temporaneamente censurata e sospesa dal segretario
cittadino fascista del tempo, il maestro Pasquale Pignataro. Appurata
l'inesistenza di ogni possibile compromesso con l'ideologia fascista,
le autoritą competenti, dopo alcuni giorni, autorizzarono lo svolgimento
della recita in pubblico.
Attori: Nicola Masotti, Nicolino Valrio, Giannino
Boccuzzi, Vito liturri, Giovanni Climaco, Pietro Gallone, Giacomo
Settanni.
Musiche: a cura di Michele Valerio.
Solista: Sabini Deflorio, che cantava un'aria tratta dalla "Carmen"
di Bizet.
Luci: Michele Pagliarulo.
Scenopgrafia: Michele Guarnieri e Michele Conversa.
Suggeritiore Francesco Boccardi
Regista : Pasquale Deflorio.
La pennellata finale artistica e registica venne data dal dottor
Sebastiano Tagarelli (1900 - 1983), autore di diversi lavori teatrali
e dal maestro Sabino Anelli, instancabile animatore ed organizzatore
di sacre rappresentazioni a livello locale.
Don Servidio, naturalmente, si fece carico di tutte le spese occorse
alla realizzazione dello spettacolo.
Il successo fu strepitoso ed inaspettato. L'entusiasmo di don Servidio,
sinceramente condiviso con il suo collaboratore don Perna, che alcuni
mesi dopo fece ritorno al suo paese nativo, gli derivava dal fatto
di aver offerto al paese un'occasione di aggregazione sociale ed
un valido momento di riflessione sul messaggio cristiano trasmesso
dai suoi giovani.
Fioritura di vocazioni religiose e sacerdotali
"Ho trovato un buon terreno", era la frase che l'Arciprete
don Servidio amava ripetere con convinzione, alludendo alla generosa
risposta, in campo spirituale, che la sua comunitą parrocchiale
dava alle sue continue sollecitazioni.
Il suo lavoro di padre spirituale, costante ed incisivo, rivolto
soprattutto ai giovani, che cercava spesso di "indottrinare" per
la scelta di un Ordine Religioso, dava ogni giorno i suoi frutti.
Ogni sera in sacrestia, il clima di fervore religioso e di iniziative
spirituali estese a tutti i settori, determinņ naturalmente una
grande fioritura di vocazioni sacerdotali e religiose sia maschili
che femminili.
I primi giovani a partire furono Franco d'Ursi e Giuseppe Tortelli,
nel seminario arciv.le di Bari, seguiti da Gerardo Colucci, nei
Carmelitani, Erminio Consiglio nei Cistercensi di Casamari, il quale,
ordinato sacerdote alcuni giorni prima del Santo Natale 1961, celebrņ
l sua prima messa a Noicąttaro (Chiesa Mmatrice) proprio nel giorno
di Natale dello stesso anno. Pił tardi partirono, nell'Ordine Agostiniano,
Filippo Cinquepalmi e sorella, Vito Liturri, Nicola Buono, Luigi
Didonna e Giovanni Ardito [29]
, il cui fratello minore Franceschino, chierichetto prediletto
di don Servidio, entrņ pił tardi nel Seminario arcivescovile di
Bari insieme ai fratelli Filippo e Mimģ Ciavarella. Li seguirono
altri due fratelli, Alberto e Giuseppe Pesce, ma nell'Ordine Trinitario.
Molte ragazze entrarono in vari Ordini religiosi, affluendo maggiormente
tra le suore Zelatrici del Sacro cuore, di stanza a Noicąttaro (Isti.to
"Cror Jesu e Rocco Desimini), e le Domnicane.[30]
Di loro ricordo particolarmente le sorelle Ciavarella
(Caterina, Maria e Rosetta), Luisa Boccardi, Teresa Petrosino, Lina
e Antnietta Sanitate, Maria Ardito, Annamaria ed Angela Ottomano,
Anna Lasorella e Angela Giliberti, Maria Boccardi (suora laica propagandista
della Pro Civitate Cristiana").
Note
[25]
La Conferenza di S. Vincenzo, non
pił esistente da qualche decennio, venne fondata dal maestro Sabino
Anelli, promotore - si dice - dell'iniziativa insieme con il Priore
della Comunitą agostiniana di Noicąttaro dell'epoca, P. Nicandro
Racanelli, ed il dott. Gerardo Decaro (1917 - 1992), che ne fu il
primo presidente.
[26] I
PP. Agostiniani, tra cui ricordo particolarmente P. Nicandro Racanelli
e P Consilgio Gettafiori, attiravano molta gente a sé con varie
iniziative, che pian piano sono sparite tutto, tante che quello
che doveva essere un convento č divenuto un centro sanitario che
porta quattrini pubblici alla Comunitą agostiniana.
[27] Lo
stabile, gią chiesetta privata dedicata a S. Giuseppe, era stato
donato, non si sa bene quando, dal suo proprietario alla chiesa
Madre come alloggio per il parroco. Esso fu venduto cosģ come la
canonica posta in via S. Tommaso dal rispettiv0 arciprete del tempo
e ques'ultima da don Michele Battista quando furono ultimati i lavori
di costruzione delle opere parrocchiali di Via Vitale realizzate
a seguito della vendita di pezzi patrimoniali della Parrocchia,
regolarmente autorizzata dalla Curia.
[28] Si
tratta di una imitazione priva del nome dell'autore, che don Servidio
era riuscito a procurarsi non si sa come. Comunque non era un dipinto,
ma una stampa.
29) L'elevato numero
di vocazioni agostiniane era da collegarsi alla viva presenza dei
PP. Agostiniani a Noicąttaro fin dal 1939
30) Aveva una certa
predilezione per l'Ordine Domenicano, circa le vocazioni femminili.
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