PICCOLI APPUNTI DI ATTIVITA' PASTORALE
Le attese della chiesa nojana non furono deluse.
Con l'arrivo del nuovo Pastore, seppure in un momemto di dispersione
del gregge per la guerra in corso (erano in molti, giovani e adulti,
a partire per il fronte), si assistette ad un vero e proprio risveglio
delle attività parrocchiali e delle associazioni laicali esistenti,
sia adulte che giovanili, quali l'Azione Cattolica maschile e femminile,
le figlie di Maria, le Madri cristiane e le dame di carità. Altre
ne furono, costituite, come il gruppo Boy Scouts facente capo all'A.S.C.I.
(Associazione Scoutistica Cattolica Italiana), l'attuale A.G.E.S.C.I.
(Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani), per favorire la
crescita spirituale dei ragazzi.
Particolare attenzione si pose all'organizzazione catechistica,
elemento essenziale e punto di partenza per un valido processo formativo
dell'intera comunità parrocchiale.
La benedizione delle case ed il precetto
agli ammalati nel tempo pasquale
Nel tempo di Pasqua don Servidio si prendeva cura
in prima persona del precetto a domicilio agli anziani e agli ammalati,
segnalati dalle Associazioni parrocchiali e dall'Arciconfraternita
del SS.mo, e della visita alle famiglie per la benedizione delle
loro abitazioni.
Stabilito il giorno, nella prima settimana dopo Pasqua, egli dedicava
una sola mattinata alla somministrazione della comunione agli anziani
e agli infermi (una quindicina all'incirca), dal momento che era
libero dall'insegnamento nelle scuole.
Intorno alla ore 9, accompagnato in forma solenne da alcuni confratelli
del SS.mo col baldacchino, ombrello e lumi a stilo e, in via eccezionale,
da un gruppetto di boy scouts in uniforme come scorta d'onore e
per il servizio d'ordine durante il tragitto [20],
l'Arciprete, con una pisside di ostie consacrate tra le mani, lasciava
la chiesa Madre per il giro delle case, dove era atteso.
Io stesso lo seguivo da vicino, portando con me un pacco di banconote
da diecimila lire (era il frutto delle rendite della nostra chiesa)
ricevute da lui prima di avviarci.
Prima di lasciare le singole abitazioni, a conclusione del pio uffizio,
don Servidio mi bisbigliava un numero ed io capivo subito che dovevo
tirar fuori dal pacco altrettanti bigliettoni da lire diecimila,
che consegnavo celatamente ad un membro di fiducia della famiglia.
Si trattava quasi sempre di nuclei famigliari poco abbienti e per
lo più occupanti case e sottani, in cui vivevano in condizioni disagiate.
Nei giorni successivi, in forma privata e meno appariscente, vestito
con cotta e stola (l'attuale arciprete di Capurso Franceschino Ardito
nelle vesti di chierichetto portava un aspersorio a croce e un'acquasantiera,
don Giuseppe cominciava il lungo giro delle case in tutto il, paese,
che poteva durare da 40 a 50 giorni.
Quella sua visita, libera e non preannunziata alle famiglie, che
si svolgeva nell'arco della mattinata ( riusciva ad incontrare dalle
10 alle venti famiglie al giorno) per benedire le loro abitazioni,
era un'occasione propizia, specialmente in quel periodo così triste
per gli effetti negativi della guerra, per ascoltare i problemi
dei componenti le famiglie consigliandole ed incoraggiandole con
la sua suadente parola.
In considerazione di questo esemplare comportamento di don Servidio,
mi rattrista molto il fatto che alla sua partenza da Noicàttaro
(7 marzo 1954) si sparse la voce che lui, incurante dei poveri,
aveva portato via con sé dal bagno della canonica, di recente costruzione(era
stato lui a volerla e a realizzarla al principio degli anni '50
sopra la sacrestia), persino il coperchio del water perché di madreperla
(di resina), che avrebbe acquistato in precedenza con i soldi della
parrocchia.
Questo andava detto per "carità cristiana". Purtroppo, su questa
terra, anche se attribuito ingiustamente, il male fa sempre più
chiasso del bene.
"Beati coloro che non vedono e credono" (Gv. 20, 29).
I "Ritiri di Perseveranza"
La prima grande iniziativa pastorale di don Servidio,
realizzata nella primavera nel 1945, fu l'introduzione in parrocchia
dei Ritiri di Perseveranza [21],
una sorta di esercizi spirituali per il popolo a cadenza mensile,
con l'impegno della comunione, secondo la forma diffusa dai Padri
Gesuiti della sede provinciale di Napoli, cui apparteneva la nostra
regione. Per la diffusione in Puglia e Basilicata di questa pia
pratica, specificatamente chiamata O.R. P. (Opera Ritiri di Perseveranza),
i Padri Gesuiti di Napoli avevano dato l'incarico al nostro conpaesano
P. Ciccillo Laudadio (907 - 1963), che veniva a Bari (città vecchia)
nella Comunità gesuitica della chiesa del Gesù [22]
Questi era il fratello germano minore del Vescovo missionario di
Ceylon (oggi Sri Lanka), mons. Nicola Vito Laudadio S.J. (1891 -
1969).
Per avviare i Ritiri di Perseveranza con una certa solennità, don
Servidio, su richiesta di Padre Ciccillo, fece sistemare un palco
di legno in fondo alla navata centrale, sulla destra, davanti alla
balaustra di ferro, e sopra a sinistra, illuminandolo con un faro
dal basso, fece fissare il grande Crocifisso che fa parte del gruppo
dei misteri della chiesa della Madonna della Lama.
Lo aveva chiesto in prestito per una settimana ai PP. Agostiniani,
non avendone uno simile per grandezza la nostra chiesa Madre. Quello
che oggi si vede nel cappelone del Rosario e dell'Addolorata, infatti,
riviene dalla chiesa della Madonna del rito, dono di pellegini baresi
venuti a rendere grazie alla Modonna per la fine della prima guerra
mondiale.[23]
Costato ben 20.000 lire richieste per darlo da don Peppino Ardito.
Per una settimana intera ebbe luogo in chiesa alla sera una specie
di liturgia penitenziale, con la predicazione convincente ed infuocata
di P. Ciccillo Laudadio dal palco, accanto al maestoso Crocifisso
(non dal pulpito)[24].
L'incontro terminava con l'intonazione del mesto canto popolare
"Gesù mio, con dure funi"…. L'ultimo giorno fu allietato dalla presenza
dell'Arcivescovo di Bari, mons Marcello Mimmi. Era di sera tardi.
La chiesa Madre era al massimo della capienza dei fedeli, formati
soprattutto da uomini, di cui una rappresentanza di anziani.
In attesa dell'arcivescovo, mi appostai sul campanile con gli amici
Ciro Abbruzzese, Franco Colucci, Francesco Latrofa e Francesco Saponaro
e, a partire dalle ore 23,30, in segno di festa, suonammo a distesa
tutte e quattro le campane per circa mezz'ora fino a quando l'Arcivescovo
(era quasi mezzanotte) non varcò l soglia della chiesa.
L'Arcivescovo attorniato dal Clero nojano al completo, officiò un
solenne pontificale e tutto si concluse verso l'una di notte. Dopo
quella settimana propedeutica, i Ritiri di Perseveranza assunsero
una cadenza mensile.
Alla fine di ogni mese, di sera tutta la Comunità parrocchiale poteva
partecipare in chiesa alla celebrazione eucaristica, durante la
quale P. Ciccillo Laudadio teneva la sua vigorosa omelia, e approfittare
del Sacramento della Confessione per la disponibilità di diversi
sacerdoti.
La celebrazione si concludeva sempre con il canto "Gesù mio, con
dure funi…" Dopo don Servidio, i Riti di Perseveranza ebbero un
breve periodo di ripresa sotto il suo successore, don Benedetto
Masiello (1954 - 1965).
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Note
[20]
L'intervento dei boy scouts della
parrocchia, per ragioni legate alla breve durata dell'Associazione,
rimase circoscritto agli anni 1945 e 1946.
[21] Le
origini di questa pia pratica religiosa vanno ricondotte ad un noto
libro: Gli esercizi spirituali di S. Ignazio di Loyola (1491 - 1556),
fondatore della Societas Jesu" (Compagnia di Gesù).
[22] Tra
il 1943 e il 1959, P. Laudadio ha istituito in Puglia Basilicata
50 sezioni dell'O.R.P., ovvero 50 missioni di fondazione della durata
di 10 giorni, tra cui Noicàttaro, che fu quarta nell'ordine, dopo
Monopoli, Gioia del Colle e Andria.
[23] A
trasferirlo in chiesa Madre, fu l'arciprete don Michele Battista
(1965 - 1989), in seguito alla rinunzia volontaria della diroccata
chiesa rurale della Madonna del Rito da parte della parrocchia di
S. Nicola di Torre a Mare. (versione popolare)
[24] Pur
trattando argomenti dotti, Padre Ciccillo era un uomo faceto, che
sapeva attirare l'attenzione con battute spiritose.
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