EVENTI PARROCCHIALI STRAORDINARI
Benedizione del campanone rifuso
Correva l'anno1944, quando don Servidio dovette necessariamente
commissionare alla specializzata fonderia Giustozzi di Trani la
rifusione del vecchio campanone delle chiesa Madre, che l'arcivescovo
Mimmi poi benedisse solennemente al principio dell'anno seguente
ad avvenuta riconsegna. Per la sua risistemazione nella cella campanaria,
si ricorse alla impalcatura di legname del bravo scultore locale
Raffaele Sansonetti(1876 - 1962), il quale, coadiuvato da alcuni
bravi carpentieri, con l'impiego di un robusto paranco [44],
riuscì a sollevare il pesante campanone fino al secondo stadio del
campanile con mola cura e precisione.
L'avvenimento è documentato da una grossolana incisione(tuttora
visibile) su uno stipite della finestra settentrionale: rifece arciprete
Servidio - 1945 - campana.
Seguono in calce i seguenti nomi: R. Sansonetti - Nicola Sciannameo
- V. Vavalle - L. Armagno - P. Colonna - M. Ardito - G. Settanni.
Missione cittadina della
"Pro Civitate Christiana"
Nel novembre del 1945, a guerra finita, Noicàttaro
visse un grande momento di risveglio della Fede, un intenso periodo
di preghiera con la missine popolare animata da un gruppo di volontari
(laici laureati) della Pro Civitate Christiana e dai sacerdoti fondatori,
don Carlo e don Giovanni Rossi [45].
Fu questo il secondo avvenimento di rilievo dell'anno, dopo quello
dell'istituzione dei Ritiri di Perseveranza, che per una decina
di giorni fece esplodere di intensa religiosità l'intero paese.
La missione rigenerò veramente sotto ogni aspetto il popolo nojano.
La competenza e la provata esperienza dei missionari lasciò dei
segni profondi nel cuore di ciascuno, tanto da suscitare nella nostra
Maria Boccardi (1924) la vocazione e il desiderio di seguirli.
E fu la partenza della prima missionaria laica nojana, che aveva
scelto di impegnarsi fortemente nell'apostolato della parola. Durante
il periodo della missione venne diffuso dagli stessi propagandisti
un libricino dal titolo "Le Fonti della Grazia" (autore:
don Giovanni Rossi. Edizione "Pro Civitate Christiana" - Assisi
1945), che conteneva tante belle lodi, canti e preghiere di ringraziamento
a Dio e che io conservo gelosamente.
Tra i vari canti, a pag.278 c'è un canzoncina mariana, le cui dolci
note sento ancora nei miei orecchi: "Ai tuoi piedi Madonnina".
Questo canto, che piaceva tanto a don Servidio e a Mimì Ciavarella
[46],
era stato preparato per essere eseguito coralmente da grandi e piccini
nella serata conclusiva della missione nella Piazza cittadina, che
risultò gremitissima di gente.
La Madonna Odegitria pellegrina
a Noicàttaro
Si era verso la metà di maggio del 1946, quando la
"Peregrinatio Mariae" con la storica icona di Maria Santissima Odegitria(
o "di Costantinopoli") [47],
partita dalla Cattegrale di Bari, dove si venera da oltre un millennio,
approdò a Noicàttaro, dopo aver girato per gli altri Comuni della
Arcidiocesi barese, di cui la Beatissima Vergine è celeste patrona.
Fu già in passato, all'epoca dell'epidemia pestifera del 1816, la
popolazione nojana aveva potuto constatare la sua benevola protezione
proprio nel giorno della sua festa liturgica (1° martedì di marzo),
quando, secondo il rapporto dell'Arciprete Nicola Carrocci, non
si verificò alcun caso di morte, donde la elevazione a Protettrice
di tutta la Provincia.[48]
La visita della Madonna Pellegrina, tanto attesa dal suo popolo
fedele, fu un avvenimento di grande portata, che fece vivere a tutta
la nostra Comunità parrocchiale un momento di forte Fede e devozione.
Era una splendida giornata primaverile.
Verso l'imbrunire partì da Noicàttaro un lungo corteo di gente a
piedi, adulti e ragazzi, e di macchine infiorate con in testa l'arciprete
don Servidio [49],
per raggiungere, attraverso l'angusta strada provinciale per Mola,
il trivio "Noicàttaro - Mola - Rutigliano", dove avrebbe accolto
la Mamma Celeste proveniente dalla cxittadina molese.
Dopo un po' di attesa, finalmente vedemmo spuntare il corteo di
macchine, che ci portava il grande quadro della Madonna di Costantinopoli.
Questo era sistemato su un adatto camioncino noleggiato dalla stessa.
Dopo un po' di attesa, finalmente vedemmo spuntare il corteo di
macchine, che ci portava il grande quadro della Madonna di Costantinopoli.
Questo era sistemato su un adatto camioncino noleggiato dalla stessa
Curia arcivescovile per tutto il tempo della "Peregrinatio".
Il Clero molese consegnò simbolicamente la Sacra Immagine al Clero
nojano e si potè così ripartire per la stessa strada lentamente,
in processione, pregando e inneggiando alla Vergine Santissima Odegitria.
Durante il tragitto, un po' difficoltoso per le asperità del fondo
stradale e per la ristrettezza della carreggiata, la robusta cornice
lignea del quadro venne lievemente danneggiata da un ramo d'ulivo
sporgente, ma fu presto riparata. All'arrivo in paese, il simulacro
mariano venne salutato dal suono delle campane delle varie chiese.
Prima di raggiungere la chiesa Matrice, il sacro corteo sfilò per
Via Carmine addobbata a festa con drappi, fiori e ceri ai balconi,
attraversò Piazza Umberto I e percorse Corso Roma fina all'altezza
del mulino - pastificio Ambra di Francesco Campobasso, donde poi
risalì verso la Piazza cittadina per raggiungere la chiesa Matrice.
Il quadro della Madonna Odegitria venne intronizzato nel presbiterio,
a destra dell'altare maggiore, ove rimase fino alla sera del giorno
seguente esposto alla venerazione dei fedeli, prima di ripartire
per altra destinazione.
Grandissima fu la partecipazione popolare alle solenni celebrazioni
religiose, unitamente a tutto il Clero capitolare nojano.
Ripristino parziale del
tempio allo stile Tardo Romanico
La decisione di riportare l'interno della chiesa
Matrice all'antico splendore, ovvero all'originario stile romanico
pugliese, venne dalla dirigenza diocesana per il patrimonio ecclesiastico,
presieduto da don Ignazio Schino, e da Sovrintendente alla Belle
Arti di Bari, arch. Francesco Schettini.
I lavori di restauro, che consistettero principalmente nel liberare
le pareti originarie di pietra dai pesanti stucchi sette - ottocenteschi,
seppure affrescati e decorati, si svolsero tra il 1943 ed il 1944.
Durante tutto l'anno 1944 lavorarono alacremente gli scalpellini
locali Vincenzo Parisi e Luigi Armagno.
Bisognava, infatti, riparare con cura e sostituire con quelle nuove
tutte le pietre rovinate o scheggiate apposta per far attecchire
il vecchio intonaco, per poi chiudere a regola d'arte le soppresse
nicchie murarie di S. Antonio e di S. Giuseppe: la prima nella navata
destra, sopra un apposito altare [50],
dov'è ora un moderno confessionale, la seconda nella navata di sinistra,
sulla parete che divide i cappelloni del Rosario del Sacro Cuore.[51]
Il noto pittore barese Umberto Colonna (1913 - 1993) provvide a
ridare tono e colore agli affreschi delle volte (navata principale
e abside) e a ritoccare con oro zecchino le cornici. Infine realizzò
su tele nuove i grandi dipinti della Madonna della Pace di S Giuseppe
con Gesù fanciullo, entrambi datati al 1943, raffigurando le antiche
icone con soggetti nuovi e originali, si dice usando le antiche
tele per realizzare le nuove immagini.[52]
Ricordo molto bene che il pittore barese, per i primi
bozzetti a matita del nuovo quadro di S. Giuseppe con Gesù fanciullo,
utilizzò come modelli don Servidio (S. Giuseppe e il sottoscritto
(Gesù fanciullo), facendoli posare nel cappellone del rosario [53].
Note
[44]
Era lo stesso che il Sansonetti usava
nella costruzione delle cappelle gentilizie nel cimitero cittadino
[45] La
famosa "Cittadella" di Assisi fu ideata intorno al 1939
da don Giovanni Parisi, dopo un colloquio - confessione con un ricco
industriale del Nord, un certo ingegnere Cicogna, che ne finanziò
la realizzazione a scopo di beneficenza.
[46] Mimì
Ciavarella era solito farlo cantare ai ragazzi durante la domenicale
mesa del fanciullo delle ore 9.
[47] Il
termine Odegitria riviene dal greco e significa "Che mostra
la via". L'attributo alternativo "di Costantinopoli"
indica chiaramente il luogo di provenienza dell'icona.
[48] Nel
novembre 1916, Maria SS, di Costantinopoli fu proclamata Protettrice
di tutta la Provincia barese dall'Arcivescovo Mons. Morile, che
vide prodigiosamente cessata la peste in Noja (cfr. M. Samarelli,
Storia della prodigiosa immagine di Maria SS. di Costantinopoli.
Bari, Tipogr. Trizio s.d.
[49]Viaggiava
in una macchina da noleggio, una S9 Bianchi rossa guidata da Giuseppe
Settanni.
[50] La
piccola statua di S. Antonio attualmente trovasi nella Chiesa della
Madonna del Rito.
[51] La
grande statua di cartapesta di S. Giuseppe, che occupava l'omonima
nicchia, fu trasferita da don Servodio, in deposito, nella sede
dell'A.C. di via Madonna delle Grazie. Attualmente si trova nella
chiesetta di S. Lucia, in via S. Tommaso, sistemata nella nicchia
laterale a sinistra dell'altare centrale.
[52] La
pala della Madonna della Pace del Colonna è quella che si
ammira sopra l'altare maggiore; la pala di S. Giuseppe con Gesù
fanciullo è quella che attualmente orna la parte destra dell'abside,
ove almeno fino agli anni '50 era sistemata una vecchia tela raffigurante
il famoso miracolo di S. Antonio da Padova, che riguardava la genuflessione
di un'asina dinnanzi a Gesù Sacramentato portato in processione
dallo stesso Santo. Dove poiquesta tela, insieme a quella raffigurante
S. Vincenzo Ferreri, sia andata a finire non mi è stato possibile
sapere.
[53] In fondo alla
navata di sinistra, quando questa ancora non comunicava con l'abside
(l'apertura è stata effettuata di recente negli anni '70),
era sistemato un altare dedicato a S. Giuseppe, sopra il quale stava
una vecchia tela raffigurante il Santo attribuita al pittore nojano
dell' ottocento Giuseppe Demattia.
L'Arciprete Don Servidio fece, dunque, sostituire questa tela con
la nuova realizzata dal Colonna.
Poi, una volta demolito l'altare in seguito allo sfondamento della
navata, il paliotto recuperato è stato sistemato sotto il
famoso Ciborio cinquecentesco in pietra, che si può ammirare
sul fondo del cappellone del SS.mo, anch'esso proveniente da altra
zona della chiesa. Ricordo molto bene che, sotto don Servidio, al
posto attuale del Ciborio c'era una nicchia in cui era racchiusa
una piccola statua si S. Luigi Gonzaga.
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