Cappella delle
GROTTE DI SAN GIACOMO FUORI LE MURA
Dovrebbe trattarsi, forse, di grotte d'epoca bizantina [2], se non proprio basiliana, poste sulla Via per Mola. Aveva una rendita di diciotto ducati l'anno, in quanto annessa al Beneficio dello Spirito Santo.
Tra gli "ordini" emanati da mons. A. Pùteo al termine della sua Visita Pastorale vi è quello riguardante il rettore della chiesa di S. Jacobo, don Giovanni Andrea della Rizza, del seguente tenore:
«debba fra un mese far conzar le porte de ditta chiesa et farci la ferraglia, far li panni et mandili necessari alli altari, con li debiti altaretti di modo che celebrar se ci possa comodamente». Mons. Riccardi, che la visitò ventitré anni dopo, ci fa sapere che:
«Il Rettore è l'Abate Giulio Cesare della Penna, che in dette grotte si suole celebrare la messa il giorno di detto S. Giacomo, ma perché è luoco sotterraneo, et indecente si deve proibire et il giorno di S. Giacomo, che si soleva celebrare là, si celebri su un Altare della Chiesa maggiore. Il Cappellano, quale è Giulio Cesare della Penna, pur per segno che è profanata et, però, non si possa levar né gli Altari, né altra pietra da dentro quella grotta, per adoprarla in usi profani incorrerà sotto pena di scomunica latae sententiae». Note
2 All'inizio degli anni '40 il nostro territorio subì la trasformazione agricola più impor tante, che ne cambiò radicalmente le colture. I terreni vennero sottoposti a profondi scassi mediante grossi vomeri d'acciaio, trainati da potenti trattori. Uno di questi, usato proprio nella zona ove si trovavano le grotte in questione, sprofondò in una di esse. Si vociferò da parte di un vigile urbano e dai contadini, mostrando qualche pezzo dì stalattite, che erano state trovate grotte come quelle di Castellana. Un pezzetto è conservato dall' Autore.
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