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  Stemma del ducato dal quale risulta che la genitrice del duca si chiamava Caterina.  

   
  Statua di marmo dell'ex cappella sita nel parco del duca.  

 

Cappella di
S. CATERINA NEL PARCO DEL DUCA FUORI DALLA TERRA

Mi sono subito chiesto: perché un'altra S. Caterina?
È il 1593. Da qualche anno, i Carafa della Stadera hanno preso possesso del feudo privato di Noja (1591).
Chi legge bene l'emblema nobiliare che si trova sopra l'arco d'ingresso al palazzo ducale, deve aver visto scolpite, tra l'altro, le parole Caterina Castriota. Ciò, riteniamo, sia stato fatto in omaggio alla genitrice del primo duca di Noja, Pompeo Carafa I.
Potrei affermare, quindi, che le due statue di marmo (tuttora visibili presso la villa del sig. Vito Spagnolo "a - patess ") che ornavano la cappella rappresentavano Santa Caterina da Siena e non d'Alessandria, poiché ho riscontrato che non hanno la.famosa ruota arpionata con la quale quella d'Alessandria fu martirizzata restandone per miracolo indenne.
La ruota citata è da sempre l'ornamento architettonico di tutti i luoghi di culto cattolici (es. quello della chiesa dello Spirito Santo sita nella località detta la "Palomba": Colomba = Spirito Santo di Matera).
Le notizie più probatorie attinenti alla cappella sono fornite dalle "osservazioni e disposizioni" di mons. G.C. Riccardi, emanate al termine della sua Visita Pastorale.

Dalle "osservazioni" si apprende che:

« Il Rettore è il Chierico don Angelo Russo, rende annui carlini trenta incirca, con peso di una messa cantata, sta'aperta, mancano i cuscini, crocetta, carta di gloria e candelieri ».

Le “disposizioni” date al rettore consistono: «…fra dui mesi, pena duecento libbre di cera, se ne facciano le porte, si tenga chiusa, et si accomodi l'altare, dé candelieri, et carta di gloria» [1]

Note

1 Si è vociferato che per impiantare un tendone di uva da tavola, il fondo sito in Via Pozzi la Terra (ora Via Incoronata), di proprietà del dott. Salinari, genero dell'avvocato Adolfo Scarpelli, venne sottoposto ad uno scasso profondo per il rinnovo del terreno. Il gran vomere dell'aratro meccanico che compiva lo scasso sprofondò in un vuoto. Si disse che l'originario proprietario del fondo (uno dei duchi Carafa), per sfuggire alla conoscenza dei beni in oro del casato, fece costruire la cappella nel sottosuolo, corredandola dell'arredo d'oro necessario per dire la messa.

 

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