APPENDICE
Con la chiusura dell’Asilo Luisa Sanfelice finisce tutto
l’ottocentesco intento filantropico a favore dei figli del
popolo nojano.
La ripresa di tanta necessaria Istituzione voluta e sostenuta dal
regime fascista subentrato nel governo dell’Italia avviene
(con altri avvenimenti farseschi) alla fine del 1930 ad iniziativa
del podestà del tempo.
Inizio dell’Asilocomica
Con la ricorrenza della festa di S. Lucia del 1930 sembra che gli
occhi del podestà Agostino Dipierro si attivino nel guardare
con attenzione il problema dell’educazione dei figli del popolo
nojano; almeno questo è il proposito dichiarato: dotare il
paese di un “Asilo Infantile”.
Perché ciò si possa realizzare, stima indispensabile
avere una località da adibirsi a tale scopo.
Dopo gli opportuni approcci con la sig.ra Camilla Fiorentino in
Pontrelli, proprietaria di una parte dell’ex palazzo ducale
(tre stanze di discrete dimensioni e una balconata come giardino
pensile al primo piano, alle quali si accede con un’ampia
scalinata ad iniziare dall’atrio del detto palazzo, oltre
a due locali a piano terra), concorda con essa la vendita al Comune
di quanto descritto per il prezzo di Lire 35.000 (disegno n. 5).
Pertanto, viene sottoscritto apposito compromesso, impegnativo per
la Fiorentino dalla firma, mentre per il Comune soltanto dopo l’approvazione
dell’apposita delibera da parte della Giunta Provinciale Amministrativa
[1].
Meraviglia che non si è tenuto in debito conto che esistono
delle norme burocratiche precise da osservare prima di prendere
una simile iniziativa, sia pure molto filantropica, alla quale il
Comune partecipa in maniera del tutto anomala.
Infatti, la Giunta Provinciale Amministrativa perché possa
provvedere all’approvazione della delibera che prevede l’acquisto
della proprietà Fiorentino, chiede che sia presentato un
piano finanziario in base al quale potrà essere istituito
e funzionare un Asilo d’Infanzia nonché una relazione
tecnico d’idoneità della località [2].
Benché siamo in pieno regime fascista e l’istituzione
degli “Asili Infantili” non sia ancora obbligatoria,
il Dipierro ritiene tuttavia opportuno che una tale struttura sia
comunque realizzata. All’uopo costituisce un Comitato di 26
abitanti idonei allo scopo, i quali con nota sindacale del 18 dicembre
1930 sono invitati a partecipare alla riunione organizzatriva che
si terrà presso gli Uffici Comunali il 21 dicembre corrente.
Il Podestà, forte del consenso del Comitato promotore, trasmette
alla Prefettura la seguente bozza di previsione economico - finaziaria:
«L’istituendo Asilo Infantile potrà accogliere
circa 150 bambini, di cui un terzo di bambini poveri e il rimanente
riservato a posti per bambini a pagamento nella misura da Lire 60
a Lire 84 all’anno.
Pertanto, il piano finanziario per il funzionamento dell’Asilo
è il seguente:
SPESE
per n. 3 Suore a Lire 1.800 annue Lire 5.400,00
per n. 1 bidello a Lire 1.200 “ Lire 1.200,00
Varie Lire 2.000,00
Totale Lire 8.600,00
ENTRATE
Per rette mensili dei bambini:
N. 60 a Lire 60 danno Lire 3.600,00
N. 40 a Lire 84 danno Lire 3.360,00
Totale Lire 6.960,00
Per la differenza di Lire 1.640, poi si vedrà.
Intanto, prima che la G.P.A. approvi la Delibera n. 32, relativa
all’acquisto dei locali posti nell’ex palazzo ducale,
il Podestà adotta altro provvedimento molto emblematico da
cui si apprende la posizione del Comune rispetto alla costituenda
struttura (…le momentanee condizioni di bilancio non devono
influire a che il paese non possa essere dotato di un Asilo Infantile...).
Il Comune avrà, secondo la previsione, l’onere ...modestissimo
dell’acquisizione delle località Fiorentino... poiché
la spesa per il loro adattamento [Lire 43.000] sarà a totale
carico della popolazione... [3].
La delibera viene trasmessa alla Prefettura il 17 agosto ‘931
con tutta la documentazione richiesta, corredata anche del parere
favorevole del Direttore didattico locale.
La Giunta Provinciale Amministrativa veduta la deliberazione del
31 luglio 1931 n. 97 del Podestà di Noicattaro non l’approva,
pur riconoscendo il lodevole intendimento del Comune, «ritiene
non affatto ammissibile che stante la pesante difficoltà
dell’erario comunale si debba provvedere al finanziamento
della struttura mediante una previsione di spesa del tutto facoltativa.
Pertanto, suggerisce che di fronte al sentito bisogno dell’Asilo
Infantile la popolazione provveda direttamente alla spesa necessaria
all’uopo costituendo una società per azioni ed oblazioni
alla quale tutte le persone di cuore saranno onorate di appartenere»
[4].
Dopo questo insuccesso, la caparbia e lodevole decisione del Dipierro
di dotare il paese di tale struttura, escogita un’altra soluzione:
nomina un nuovo Comitato che curerà l’istituzione dell’Asilo
di cui fanno parte i sigg.: Giacomo Lioce, Arciprete, Carlo Saponaro
(Bari), Giacomo Siciliano, Francesco Campobasso e Nicola Laudario
[5].
Mentre il nuovo Comitato provvede a raccogliere le oblazioni volontarie
da parte di coloro che hanno possibilità, l’Amministrazione
ritiene utile realizzare l’edificio per l’Asilo in una
zona adiacente alla piazza Umberto I e la nuova Via Principe Umberto
sul suolo del sig. Stefano Ardito acquistandolo per il prezzo di
Lire 3.000 come si evince dall’ atto notarile 27 novembre
1932 registrato a Rutigliano il 1° dicembre 1932 al n. 279.
Per la progettazione dell’idoneo manufatto viene incaricato
(con lettera) l’ing. Giovanni Logroscino, nojano residente
in Bari, il quale nel giro di pochi giorni fa tenere un elaborato
figurativo (disegni nn. 6-7) precisando, però, che, anche
se il Comune non ha formalizzato la richiesta, l’elaborato
inviato deve essere remunerato.
Il Comune gli comunica che, comunque, quanto fattogli pervenire
sarà retribuito [6].
Il predetto ing. poiché è passato improduttivamente
un anno chiede al Comune la restituzione dell’elaborato [7].
A questa richiesta il Podestà non risponde, perciò
l’ing. replica chiedendo, oltre all’elaborato, la corresponsione
di Lire 500 come sue spettanze [8]. Ma
il Comune non si lascia intimorire e fa presente che l’elaborato
fattogli tenere l’ha ritenuto come offerta per la costruzione
del manufatto da adibire ad Asilo. Comunque, a seguito della documentazione
della prestazione lavorativa, vistata dall’ordine degli ingegneri,
il Comune è costretto a liquidare la somma richiesta [9].
Prima che finisca il ‘935 le sig.ne Giuseppina e Nicoletta
Labbate, dirigenti della sezione femminile del Fascio di Conversano
ed abilitate all’insegnamento in scuole materne, chiedono
al podestà di tener presente i loro nomi quando l’Asilo
sarà aperto, perché sono disoccupate e hanno bisogno
di qualsiasi stipendio per poter vivere [10].
Note
1 Cfr. compromesso del 30 novembre 1930,
costituente il dispositivo della Delibera Pod.le n. 32 del 21 marzo
1931.
2 Cfr. Nota prefettizia del 16 aprile
’931.
3 Cfr. Deli.ra Pode.le n. 97 del 31 luglio
1931.
4 Cfr. decisione della G.P.A. del 12 agosto
‘931.
5 Cfr. nota podestarile del 17 ottobre
‘931.
6 Cfr. note Pode.le del 21 aprile ’33,
dell’ing. del 30 aprile ’33 e del Vice Podestà
dell’8 maggio ’33.
7 Cfr. nota dell’ing. Logroscino
del 25 agosto ’34.
8 Cfr. nuovs nota dell’ing. Logroscino
del 6 febbraio ’35.
9 Cfr. Deli.ra Pode.le n. 160 del 12 ottobre
’35.
10 Cfr. nota delle signorine L’abbate
di Conversano del 5 settembre ’35.
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