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Capitolo I

IMPIANTO, FINANZIAMENTO E SEDE DELL'ISTITUZIONE

Il Governo dell’Italia Unita, preoccupato per il fenomeno dell’analfabetismo, diffuso soprattutto tra le numerose comunità contadine, dispone che tutti i Prefetti delle Province italiane si facciano promotori presso i Sindaci delle giurisdizioni di competenza, perché venga istituito nel più breve tempo possibile in ogni Comune un Asilo per l’infanzia, quale base per l’elevazione culturale delle giovani generazioni, in particolare di quelle che vivono in campagna.
Il Prefetto di Bari delle Puglie, Campi, ottempera alla disposizione governativa. Con circolare del 19 maggio 1865, inviata a tutti i Sindaci della Provincia in allegato alla nota del 31 maggio dello stesso anno1, li esorta a istituire nei propri Comuni gli Asili d’Infanzia con la promessa di un contributo statale per quelli che aderiranno.
Intanto, in Firenze, allora Capitale d’Italia, il 13 febbraio1865 si costituisce un Comitato promotore che fonda l’Associazione Nazionale degli Asili Rurali per l’Infanzia. Esso è rappresentato da Bettino Ricasoli, Gino Capponi, Carlo Matteucci, Terenzio Mamiani e Ottavio Gigli.
Le fondamentali ragioni morali di detta Associazione si evincono dalle sue premesse programmatiche:

«Uno dei precipui bisogni d’Italia è quella redenzione delle plebi, che dee formar parte del suo nazionale rinnovamento.
Le istituzioni civili costituiscono il fondamento più saldo dell’edificio politico... c’è senza dubbio, principale la educazione e la istruzione di tutte le classi, specialmente di quelle che dell’una e dell’altra difettano grandemente o del tutto.
È una dolorosa verità che l’Italia conti nelle sue campagne 13.110.027 analfabeti, ed è ancor vero che non bisogna né attendere tutto dai Reggitori dello Stato né agitarsi, senza posa, in questioni politiche, trascurando le opere eminentemente morali e sociali, che debbono essere promosse anche più o almeno egualmente con la costituzione politica della Nazione.
Mossi da cosiffatto pensiero, ed osservando come nelle Città e nei Comuni più popolosi vada svolgendosi la educazione e la istruzione delle plebi per iscuole di varia forma e per asili d’infanzia, crediamo di proporre un’opera, la quale aiuti e compia tutto questo lavoro educativo promosso dal Governo Italiano, chiamando l’attenzione di tutti i cittadini amanti di amore operoso la patria loro, al bisogno che hanno di essere istruite ed educate le genti di campagna, ed alla grande utilità che verrebbe al nostro popolo, dalla istituzione di asili e di scuole rurali. Il perché noi sottoscritti invitiamo quanti approvano l’opera da noi proposta, a volerci confortare del loro concorso: così riuniti potremo riunire un Comitato promotore della educazione e della istruzione del popolo delle campagne.

F.to I fondatori» [2].

Il Ministro Ricasoli, in data 1° ottobre 1866, fa pervenire da Firenze, ai Prefetti e Sotto-Prefetti del Regno, una nota con allegati la copia del programma e lo Statuto della Associazione in questione, sottolineando la grande l’importanza programmatica, mercé la quale « la Nazione Italiana potrà divenire degna della sua storia, e pari alle novelle sorti, che le sono serbate in un avvenire non lontano, se con forti propositi e con perseveranza instancabile saprà avanzarsi concorde nelle vie della verace libertà e del sincero progresso».
Il Ministero dell’Interno fa pervenire ai Comuni tramite le Prefetture la circolare n. 39 del 24 maggio 1867 con la quale, mentre li informa «della pronta adesione di giornali, privati cittadini, autorità pubbliche e eziandio non pochi vescovi e parroci, senza badar punto a diversità di opinioni, e partiti, sorsero amici, e protettori dell’opera benefica, e fecero a gara perché si traducesse in atto il nobile concetto di una istituzione in cui stanno racchiusi tanti germi di progresso civile e morale», li sollecita ad aderire alla Associazione fiorentina.

Il Comune di Noicattaro accoglie quasi subito l’invito ad aderire al Comitato fiorentino, tanto raccomandato dal Prefetto, in ossequio alla disposizione del Ministro della Pubblica Istruzione Ricasoli [3].
A seguito dell’adesione del Comune alla detta Associazione, gli pervengono le istruzioni su come realizzare l’opera dalle quali risulta tra l’altro che:
«Per l’accoglienza di 100 bambini, la spesa complessiva annua è prevista in Lire 4.350, comprensiva del compenso alla direttrice, all’assistente e agli inservienti, del vitto ai piccoli ospiti e delle spese di cancelleria. Per l’accoglienza di 50 bambini, la spesa si riduce a metà».
L’avvio dell’opera si rivela, purtroppo, molto difficile, infatti, al momento dell’adesione all’Associazione, il Consiglio Comunale, ha previsto che, «al finanziamento della nascente struttura dovrebbero concorrere la Congregazione di Carità e tutte le Opere Pie e Confraternite religiose del luogo, mentre il Comune deve impegnarsi solamente a fornire gli idonei locali».

Riconosciuta l’importanza dell’Istituzione tanto reclamata dalla civiltà dei tempi e così ricca di carità cristiana, coglie, quindi, l’occasione per sfruttare la recentissima Legge Albertina del 7 luglio 1866, la quale dopo aver soppresso tutte le Corporazioni religiose confiscando i loro manufatti (conventi, monasteri ecc.) consente di alienare ai Comuni, che ne facciano richiesta, quelle fabbriche presenti sul proprio territorio. Con apposito provvedimento, infatti, il Consiglio Comunale autorizza il sindaco Saverio Positano ad inoltrare alla Direzione Generale dell’Amministrazione del Fondo per il Culto la domanda per ottenere la cessione dell’ex Convento dei Cappuccini4, dove fondare per ragioni umanitarie e civili un Asilo infantile maschile “per l’educazione dei figli del popolo” ed un Ospedale per gli infermi poveri del paese[5].
Nella sua istanza il Sindaco fa presente che la concessione di un congruo contributo statale o provinciale sarebbe la cosa più provvida, date le condizioni deficitarie dell’erario comunale, che potrebbero essere superate, come suggerito dal Comitato fiorentino, con la partecipazione delle Opere Pie locali, molto sensibili alla soluzione del problema.
Come previsto nel progetto pervenuto dal Comitato pro Asili di Firenze, il Sindaco invita il Presidente della Congregazione di Carità e quelli di tutte le altre Opere Pie Religiose locali ad un incontro programmatico ed operativo nella sede municipale, per concordare come affrontare la spesa per l’esecuzione dei lavori di messa a punto dei locali destinati a sede dell'asilo e per deliberare sollecitamente, in base alle proprie disponibilità economiche, l’importo del contributo di compartecipazione all’iniziativa [6].

Dalle varie riunioni effettuate nel settembre 1867, risulta che la Congregazione di Carità e le Congreghe religiose che, su richiesta del Sindaco, hanno aderito alla fondazione dell’Asilo autonomamente deliberano così:

a) Concorso annuo nella spesa per l’impianto

– Congregazione di Carità: lire 140;
– Confraternita di S. Donato e Alberto (presso la chiesa del Carmine): lire 50;
– Confraternita dell’Immacolata Concezione (presso la chiesa omonima): lire 24;
– Confraternita del SS. Sacramento (presso la chiesa Madre): lire 180;
– Confraternita di S. Filippo (presso la chiesa della Madonna della Lama): lire 180;
– Confraternita della SS. Annunziata (presso la chiesa omonima): lire 36;
– Confraternita della Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo (presso la chiesa della Madonna della Lama) lire 270,57, da prelevarsi per lire 214 dall’avanzo attivo dell’Opera Pia Purgatorio e per lire 56,57 dall'avanzo di quella di S. Filippo.
Per un totale di lire 841,31.

b) Concorso annuo per il mantenimento dell’opera:
– la Congregazione di Carità concorrerà per lire 140; quella del Santissimo per lire 180:, quella di S. Filippo per lire 180; quella di S. Donato per lire 50; quella dell’Annunziata per lire 36 e quella dell’Immacolata per lire 24. In totale lire 610.
La concessione di tali contributi, ammontanti a complessive lire 1.451,31 (841,31 + 610), per decisione unanime dei detti enti morali, avrà la durata di soli 5 anni e la loro erogazione sarà ripartita in 12 rate mensili posticipate, a partire dall’anno di apertura della Istituzione, con l’espressa condizione che qualora, per qualsiasi ragione, l’Asilo dovesse essere chiuso, cesserà ogni forma di contribuzione e la previsione nei rispettivi bilanci sarà eliminata.
Pertanto, non coprendosi totalmente la spesa per il mantenimento, pari a lire 2.175, il Comune dovrebbe inserire nei propri bilanci futuri la somma di lire 1.565.
A seguito di ciò, il Prefetto viene informato che l’Amministrazione di ciascun Ente Morale religioso (Opere Pie) ha adottato, nel settembre dello scorso anno, la propria delibera di compartecipazione all’impianto e mantenimento dell’istituendo Asilo infantile e che l’importo del contributo da esso disposto raggiunge la somma di Lire 841,31 annue per l’impianto e lire 610,00 per il mantenimento dello stesso.
Pertanto, il Prefetto, essendone stato correttamente informato, autorizza una seduta straordinaria del Consiglio Comunale per deliberare l’accertamento dei mezzi di finanziamento dell’opera, in maniera che dal prossimo novembre possa effettuarsene l’inaugurazione [7].
Il Consiglio Comunale fissa la riunione per l’11 ottobre 1868.
Primo punto all’ordine del giorno: decidere come non perdere l’opportunità di dare alla popolazione una struttura sociale molto importante.
Aprendo la seduta, il sindaco Saverio Positano si sofferma brevemente sul valore altamente positivo delle recenti Leggi Albertine:
«La soppressione delle Corporazioni Religiose è il portato più luminoso della odierna civiltà. Il Parlamento ed il Governo del Re con questa Legge hanno sanzionato la distruzione del pregiudizio e della inerzia raccolta all’ombra di una Religione, la quale sol quando è provvidamente operosa assicura l’umanità di esser pura emanazione de’ Cieli. Dopo quest’atto governativo, ai Comuni di Italia rimane il compito di concorrere alacremente all’opera rigeneratrice.
Spetta a noi la prova di ribattezzare quei cimiteri rifacendoli santuari della educazione del Popolo, Asilo del povero fanciullo, il ritrovo esilarante del misero infermo, luce di verità che si spanda come orizzonte d’amore, che rialzi il proletariato dalla prostrazione, a cui lo spinsero gli efferati Governi della Teocrazia e dei Borboni, che passarono come falce desolatrice sul suo corpo.
Oggi vi si presenta la felice occasione di rendere sempre più efficace il vostro proponimento con l’attuazione di un Asilo Infantile, che è la instituzione più reclamata dal bisogno della Civiltà e la leva più potente dell’incivilimento del nostro Paese».

Indi passa a spiegare il suo progetto relativo al luogo nel quale sarà attivato l’Asilo e come sarà finanziata la spesa per la sistemazione per il suo adattamento, oltre a quella per l’impianto e il mantenimento dell’opera.
Essendo state previste 2.175 lire come spesa di mantenimento, il Comune deve integrare il concorso insufficiente di lire 610 assicurato dagli enti morali, con la somma mancante di 1.565 lire.
La Congregazione di Carità aveva stabilito l’Istituzione in questione nei locali dell’ex convento dei cappuccini, ma accertato che i locali abbisognavano di lavori di adattamento molto costosi, l’Amministrazione Comunale ritenne di ovviare alla eventuale spesa localizzando l’Asilo negli ambienti molto idonei dell’ex convento dei carmelitani.
I presenti si compiacciono di tale proposta e riconoscono l’inderogabilità della nascita della struttura, che non può essere assolutamente impedita dalle condizioni non abbastanza floride dell’erario comunale. Perciò, concordemente decidono che:
«…un Asilo Infantile sia attuato in questo Comune, ed inaugurato nel p.v. novembre;
– lo stesso consti di cinquanta alunni di ambo i sessi ed intitolato “Luigia Sanfelice” [8];
– siano destinate, nell’ex Convento del Carmine di proprietà municipale le seguenti località:

1. l’antico refettorio per servire da anfiteatro ridimensionandone le finestre come meglio sarà creduto conveniente, e praticandosi una novella porta d’ingresso nel corridoio orientale;
2. la cucina, ed anticucina con membri inerenti e pertinenti, tranne le località dietro stanti, per le quali s’invita la Giunta Municipale a ripristinare l’antico stradale accesso dal fondo detto “Pezza del Carmine”;
3. una sezione dell’attuale corridoio adibito ad uso delle scuole serali, e parte dell’altro corridoio contiguo a mezzogiorno, sfondandosi il primo, e praticandosi le analoghe chiusure allo stesso e all’atrio contiguo;
4. la stanza messa al lato destro della gradinata dell’ex convento per adibirsi ad abitazione di un custode, che abbia l’incarico simultaneo d’invigilare sul locale adibito ad Asilo e su tutti gli altri dell’ex Convento medesimo;
5. le cinque stanze soprane messe nel corridoio a mezzogiorno che trovansi in fitto al sig. Piccinni Mauro ed alla Amministrazione della Congrazione del SS.mo, indennizzando gli attuali inquilini di quei danni, che potrebbero risentire, per ridurle ad abitazione della Sig.ra Direttrice e vice Direttrice dell’Asilo;
6. che sia stornata la somma di Lire 250.00 pel mantenimento degli alunni e corresponsione alle Direttrici sino al 31 dicembre venturo, prelevandosi cioè Lire 158,75 dall’Art. 5° Cat. 6a Tit.lo 2° del corrente bilancio: Impianto dell’Ospedale e dell’Asilo Infantile e Lire 91,53 dall’Art. 1° Cat.ia 4a Tit.lo 2°. Per far fronte all’epidemia colerica o petecchiale;
7. che la cifra di Lire 518,87 necessaria per lo impianto sia stornata, come con la presente s’intende stornare, dall’Art. 5° Cat.ia 6a Titolo 2°;
8. Che sia nei venturi bilanci, per un quinquennio continuo, vincolata l’annua cifra di Lire 1.565,00 da servire per integrare la rimanenza delle 2.175,00 necessarie al mantenimento dell’Istituzione;
9. infine, rimane delegato il sig. Sindaco per la esecuzione di tutto quanto occorrerà all’attuazione dell’Asilo come se si radunassero in Lui tutte le facoltà della Commissione a definirsi nella prossima Sessione Ordinaria con facoltà ad esso sig. Sindaco di farsi coadiuvare da uno o più Consiglieri che crederà all’uopo idonei» [9].
A breve distanza di tempo, mentre vengono trasmesse alla Prefettura le varie deliberazioni riguardanti l’istituzione dell’Asilo per gli adempimenti di competenza, viene fatto anche presente: «…essendo i lavori di adattamento in via di esecuzione, ed inoltre perché si dia corso alla inaugurazione dell’Asilo nella prossima metà del mese venturo, è necessario che vi sia una Direttrice e vice Direttrice di esso. Pertanto, codesto Ufficio si compiaccia proporre alcune candidate, che meritano fiducia e che non potranno non avere certamente quella di questo Consiglio Municipale, che procederà subito alla loro nomina» [10].

Il Consiglio della Deputazione Provinciale dà ovviamente il suo parere favorevole nella seduta del 13 aprile 1869 (Delibera n. 64), dove sostiene di «…avvalorarsi presso il Governo la istituzione dell’Asilo infantile di Noicattaro, presentando tutti i mezzi necessari per assicurare la sua esistenza».
Questa decisione viene trasmessa al Sindaco dal Prefetto di Bari Serpini (Nota del 23 aprile 1869), che coglie anche l’occasione per comunicargli la disposizione contenuta in una circolare del Ministero dell’Interno, secondo la quale dovrebbe essere prodotta apposita domanda di costituzione in Ente Morale dell’istituendo Asilo infantile, allegandovi una bozza di Statuto con opportuna Delibera.
Il Sindaco, infatti, viene subito incaricato dal Consiglio nella sua riunione del maggio 1869 di «rivolgere motivata domanda a S.M. il Re, perché ne autorizzi la costituzione del realizzato Asilo d’Infanzia in Ente Morale» [11] - [12].
Dopo qualche mese, lo stesso Consiglio, sotto la presidenza del sindaco Saverio Positano, approva lo schema dello Statuto Organico [13].
La Deputazione Provinciale approva le deliberazioni del Consiglio Comunale relative alla istituzione e allo Statuto organico dell’Asilo d’Infanzia nella tornata del 19 ottobre 1869, esprimendo, inoltre, parere favorevole sulla domanda di costituzione dello stesso in Ente Morale.
La bozza dello Statuto, esaminata dal competente Ministero, deve essere integrata, però, con il seguente Articolo: «La istruzione ed educazione dei fanciulli è attribuita a Maestre, di cui una avrà il titolo di prima Maestra o Direttrice, in numero corrispondente al bisogno; che sieno patentate ed istruite, in modo particolare degli Asili e con l’obbligo di uniformarsi, nella istruzione dei fanciulli, alle Leggi e discipline per essa imperanti» [14].
Il Consiglio Comunale, ancora sollecitato dal Prefetto (Nota dell’11 dicembre 1869), torna a riunirsi il 16 gennaio 1870 e riapprova, dopo l’aggiunta di quell’Articolo, lo Statuto dell’Asilo composto da ben 74 articoli, che viene subito ratificato dalla Deputazione Provinciale ed ottiene il nulla osta definitivo dal Ministero dell’Interno, che sottopone l’apposito decreto alla firma del re Vittorio Emanuele II:
Copia di questo decreto reale viene trasmessa al Comune dalla Prefettura il 9 marzo 1870, con la precisazione che il promesso contributo statale di 1.000 lire potrà essere erogato soltanto dopo che l’Asilo sarà entrato in funzione.
Fino a questo evento sono passati ben tre anni di iter burocratico. Quanti altri ne passeranno ancora perché l'Asilo possa funzionare?

Note

1 La circolare prefettizia cui si fa riferimento nella nota, non è stata reperita.
2 Si tratta, in verità, di una S.p.A. (azioni minime da due lire annue per cinque anni) nata con lo scopo, espresso nell’Art. 1 del proprio Statuto, di fondare e mantenere in tutta Italia asili per l’infanzia e di «preparare così nel modo più facile e più conveniente al contado l’istruzione del popolo».
Per conseguire tale scopo, oltre al contributo obbligatorio dei soci sottoscrittori, la Società deve contare, come risulta dall’Art. 2, sulle offerte ordinarie e straordinarie degli stessi soci e benemeriti e su sussidi governativi, provinciali e comunali, quali «denaro, locali, suppellettili, libri, istruzione fatta impartire alle maestre, oggetti in natura di qualunque sorta, specialmente per parte dei genitori dei fanciulli, prodotti di rappresentazioni, di letture, feste, fiere, ecc.».
(Lo Statuto completo, unito ad altri documenti significativi, fa parte del carteggio della Prefettura di Bari conservato presso l’Archivio di Stato di Bari : Noicattaro istituzione asilo infantile Luisa Sanfelice).
Né più né meno di quanto proposto oggi con i vari finalizzati “carrozzoni” di incentivazione! Il cognome del principale promotore fa pensare ad un grado di parentela con il ministro Ricasoli
3 Cfr. Nota municipale del 10 ottobre 1866.
4 Cfr. Nota sindacale del 15 gennaio 1867. È opportuno sapere che l’ex Convento dei Cappuccini molto tempo prima era stato richiesto in proprietà dal Comune al Fondo per il Culto per adattarlo ad ospedale civile, in sostituzione di quello in costruzione in Largo Pilorso ritenuto non affatto idoneo allo scopo. Divenutone proprietario, il Comune lo consegnò alla Congregazione di Carità. Quando il detto Ente Morale Comunale ebbe l’autorizzazione a localizzare nel detto ex Convento il “Mendicicomio Comunale”, ottenne anche quella di istituirvi un Asilo infantile denominandolo “Luigia Sanfelice” (1855). Cfr. G. Settanni, Noja - Noicàttaro 1855 - 1868 Istituzione Opere Pie Comunali Commissione di Beneficenza Comunale Congregazione di Carità, Prima parte, Costruzione Ospedale per i poveri infermi in Largo Pilorso, 1995 Schena Editore, Fasano (BR).
Agli inizi del ’900, per rendere operativo il Mendicicomio e l’Asilo comunali nel suddetto manufatto, dopo non poche rinunce di altri Ordini di Suore, giungono a Noicattaro il 5 maggio 1905, alle ore 17, dalla stazione ferroviaria di Bari, con il calesse del dott. Pontrelli, tre suore dell’Ordine “Zelatrici del Sacro Cuore”, fondato da Madre Clelia Merloni, su richiesta del Canonico don Vincenzo SAPONARO, all’epoca rettore della chiesa detta dei Cappuccini.
Pertanto, in omaggio alle Suore, la denominazione dell’istituito asilo loro affidato divenne del “Sacro Cuore”.
5 Cfr. Del.ra Cons.re del 10 luglio 1867
6 Cfr. Nota sindacale dell’agosto 1867.
7 Cfr. Nota municipale del 17 settembre 1868.
8 Luigia Sanfelice (il suo vero nome era Luisa) è un personaggio della rivoluzione napoletana del 1799. Così ce la descrive il Croce:
«Nata a Napoli il 28 febbraio 1764 da don Pedro de Molino e da Camilla Solinero, sposò nel 1871 il cugino Andrea Sanfelice.
Alla rivoluzione del 1799 i cugini Sanfelice non presero parte. Sennonché frequentava la loro casa, forse innamorato di Luisa, Gerardo Baccher, il quale, alla vigilia d’insurrezione borbonica preparata dai suoi, le diede (5 aprile) un biglietto d’assicurazione: biglietto ceduto dalla Sanfelice al suo amante Ferdinando Ferri (altri vogliono Vincenzo Cuoco), che si affrettò a denunciare i congiurati ed a farli arrestare.
La Sanfelice venne, per tal modo, contro aspettativa, chiamata “Madre della Patria”, attirandosi, peraltro, specie dopo l’inutile esecuzione dei Baccher (13 giugno), il rancore personale del lontano Ferdinando IV.
Caduta la Città in potere della reazione fu gettata in carcere, sottoposta a processo, condannata a morte a maggioranza (13 settembre), e, respinto un ricorso di nullità presentato in suo favore, fu condotta in “Cappella” (15 settembre). Dubbi sull’interpretazione di un real dispaccio fecero rimandare l’esecuzione e, dopo che un nuovo dispaccio (20 settembre) la fece riportare in “Cappella”, una falsa dichiarazione di gravidanza, pietosamente convalidata dai medici, riuscì a salvarle nuovamente la vita.
Senonché Vincenzo Baccher ottenne ch’ella fosse condotta a Palermo e sottoposta a nuova visita medica, che svelò l’inganno (luglio 1800), onde, malgrado l’interessamento della stessa nuora del Re, venne ricondotta a Napoli (1° settembre) e giustiziata l’11 settembre».
(Cfr. B. Croce, La rivoluzione napoletna del 1799, Bari. Laterza, 1926,
pp. 1156/1180).
9 Cfr. Deli.ra Cons.re dell’11 ottobre 1868.
10 Cfr. Nota Sindacale del 25 ottobre 1868.
11-12 Delibera Consigliare n. 67 del 23 maggio 1869. Delibera Consigliare n. 91 del 5 agosto 1869.
13 Circolare Ministeriale del 29 ottobre 1869.
14 Una volta entrata a regime l’attività dell’Asilo, gli Amministratori comunali si rendono conto, sempre dopo (per fortuna) che i luoghi messi a disposizione sono insufficienti, specie sotto il profilo dello spazio per le attività all’aperto. Perciò, con la Delibera Consigliare n.32 del 30 maggio 1871 decidono di aggiungere al giardino altri mq. 596 di terreno di proprietà comunale.




 

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