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La piazza. Avvenimenti festevoli e tristi.

Nelle piazze dei paesi molto spesso si sono verificati e si verificano ancora avvenimenti gioiosi e tristi.

Uno dei tanti tristi del passato.

Siamo nella metà del 1800. La signora Pasqua Rosa Tribuzio, coniuge del celebre sarto Nicola Calaprice, ideatore di oggettistiche tecniche, Consigliere Comunale del tempo, mia trisavola e zia del noto Canonico d. Vito Errede, aveva un suo gregge di pecore affidato ad un pastore di fiducia. Al tempo, la pastorizia è una delle fonti non trascurabili di entrate anche perché il territorio offriva enormi possibilità di foraggiamento delle greggi. Avvenne che un giorno il pastore della Tribuzio e quello di un altro proprietario nojano dopo il lavoro quotidiano si scontrarono in piazza in un acceso diverbio per invasione di zone di pascolo non usualmente utilizzate dal primo. Ben presto si radunò un buon numero di paesani incuriositi per assistere all'evoluzione del diverbio, divisi in favorevoli all'uno e contrari all'altro. Certo, stando al racconto della nonna, avvenne che dalle parole (avviene anche attualmente che da una discussione banale si passa a vie di fatto) i due vennero alle mani in modo violento. Entrambi sfoderarono il proprio coltello (tutti specie i pastori lo portavano per ogni evenienza) ed i primi fendenti dell'arma produssero dei danni gravi per il secondo. A questo punto i paesani che assistevano all'avvenimento, specie quelli favorevoli al primo, incominciarono a sollecitarlo col dire: "Finiscilo, finiscilo". L'invito fece salire il sangue alla testa di costui che nel vedersi sanguinante ascoltò l'invito degli amici e ridusse in fin di vita il contendente. Durante le indagini i carabinieri accertarono che i favorevoli al moribondo affermarono che quelli favorevoli al primo dicevano: "Finiscilo", mentre loro, facendo da pacieri, dicevano: "Finitela". Addossare agli altri le colpe di un avvenimento, specie triste, è sempre stato il distintivo dell'uomo.

Quelli festevoli, ma disturbati

Nel 1900 Noicattaro aveva due bande musicali: quella diretta dal popolare Nicola Lacoppola (1884 - 1960) e quella del maestro Giuliano Consiglio, vicino al ceto più colto. Gli abitanti parteggiavano per l'uno o per l'altro lasciandosi consigliare dagli esperti, ma faziosi. Negli anni '50 e '60 mentre la banda musicale del Consiglio scomparve, quella del Lacoppola incrementò le attività tanto da allietare gli abitanti anche nella festa patronale, durante la quale la facevano da padrone quelle molto più rinomate della Regione e non. Un anno di detto periodo di tempo partecipò ai tre giorni di festa per S. Rocco la banda del Lacoppola la cui maggioranza dei musicanti era di estrazione paesana. Era cosa risaputa che i musicanti più importanti in dette bande erano il suonatore del filicorno (cornetta) del suonatore del trombone (tenore ) e quello del bombardino. In detta circostanza avvennero due fatti ridicoli: uno di disturbo fatto succhiando il sugo di limoni e l'altro quasi tragicomico di cui in seguito. Il primo lo mise in atto la mia compagnia di amici, circa una diecina. Il filicorno lo suonava un forestiero che portava una cinghia di cuoio di circa 10 centimetri e il suonatore del trombone (tenore). Su proposta dell'amico Michele Valerio (successivamente divenuto professore di trombone al Conservatorio di Bari) la comitiva si fornì di un buon numero di limoni e si piazzò proprio vicino alla cassa armonica nel punto dove i due musicanti erano sistemati. Una volta iniziata l'esecuzione dell'opera "Guglielmo Thell" di Rossini, tutti insieme tagliammo i limoni e ne succhiammo il succo con forza, tanto da farci sentire dai detti musicanti, che, infastiditi dall'acquolina in bocca prodotta da detta operazione, non riuscivano più a soffiare a dovere nei propri strumenti, compromettendo l'esecuzione musicale. Fu necessario che i vigili urbani ci allontanassero per far riprendere la banda a suonare. Il secondo episodio venne organizzato da nemici del Lacoppola, i quali non digerivano la presenza di costui e perciò fecero smontare, da ignoti, i sostegni principali della pedana della cassa armonica. Sistemato nel tabellone il titolo dell'opera che sarebbe stata eseguita ( "Il Mefistofele" di Arrigo Boito) , i musicanti presero posto sulla pedana della cassa armonica e dettero corso alla esecuzione dell'opera. La trappola predisposta a puntino scattò quando il tenore iniziò la romanza "l'altra notte in fondo al mare": la pedana della cassa armonica cedette di colpo. Quasi tutti i musicanti finirono al di sotto, per fortuna senza danno alcuno sia alle persone sia agli strumenti. Solo tanta paura, ma anche tante risate da parte di coloro che avevano organizzato lo scherzo e di chi seguiva l'esecuzione musicale.

 
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